LE MITICHE CIVILTA' SCOMPARSE
E LA TRADIZIONE DEI POPOLI NATURALI


Il Mito di Atlantide e le altre Civiltà dimenticate


Il mitico continente di Atlantide nella ricostruzione di una antica carta nautica
Secondo una antica leggenda, riportata da Platone (filosofo greco - Atene 427-347 aC) nei suoi "dialoghi" dai testi del "Crizia" e del "Timeo, al di là delle colonne d'Ercole sarebbe esistito il mitico continente di Atlantide che avrebbe dato il suo nome all'Oceano Atlantico.
Atlantide, secondo la descrizione del filosofo greco, era un continente fertilissimo e ricchissimo. Dominio di Poseidone e dei suoi figli, era abitata da un popolo di valenti guerrieri che tentarono in epoche più tarde di invadere l'Europa e l'Asia.
Forse nella narrazione degli antichi testi Egizi e Greci si fece confusione tra le incursioni dei popoli scandinavi e quelle degli abitanti dell'isola oceanica di Atlantide. In questa confusione si può inserire l'episodio storico della venuta dei Pelasgi che fuggivano dall'immane catastrofe che aveva distrutto la loro terra d'origine.
Forse nella narrazione degli antichi testi egizi e Greci si fece confusione tra le incursioni dei popoli scandinavi e quelle degli abitanti dell'isola oceanica di Atlantide. In questa confusione si può inserire l'episodio storico della venuta dei Pelasgi che fuggivano dall'immane catastrofe che aveva distrutto la loro terra d'origine.
Alcuni ricercatori fanno risalire l'era di Atlantide a quella dei mitici giganti menzionati nel libro della Genesi della Bibbia.
Il continente era descritto da Platone come una grande isola situata in mezzo all'omonimo oceano.
Atlantide rappresentava un importante porto commerciale posto tra il vecchio continente e quello delle due Americhe. All'interno dell'isola si aprivano tre grandi cerchi concentrici d'acqua navigabile in cui transitavano le navi a seconda delle loro competenze commerciali e militari. Al centro si ergeva un'isola dove aveva sede il governo del continente e della casta sacerdotale e iniziatica che era l'anima spirituale di quel popolo.

I misteriosi resti megalitici di Yonaguni rinvenuti nelle acque dell'Oceano Pacifico a sud del Giappone
Il continente di Atlantide sarebbe scomparso migliaia di anni prima dell'epoca attuale a seguito di una punizione degli dei a causa dell'empietà dei suoi abitanti. Alcuni ricercatori stimano che l sua scomparsa sia ipoteticamente avvenuta intorno al 12.000 aC.Il mito fu ripreso ancora nei millenni seguenti e molti ricercatori stabilirono la sua ubicazione nei luoghi più disparati della terra identificandola di volta in volta come un'antica civiltà dell'isola di Creta, nel mare Mediterraneo, nell'area dove oggi identificano il cosiddetto "triangolo delle Bermude", o come una antica cultura esistita nel bacino del Mar Nero.
Il tema di Atlantide risulta comunque complesso. Nella sua iconografia mitica si può intravedere la sovrapposizione di miti che sono relativi ad altre antiche civiltà scomparse, come quella del continente di Mu collocata in un'area posta tra l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico, oppure quella dell'altrettanto mitica Terra di Tul.
Oggi il nome di Atlantide è stato adottato dai geologi della comunità scientifica per designare un ipotetico continente emerso fra il cambriano (primo periodo del paleozoico, 570 mil-500 mil) e il cretacico o cretaceo (ultimo periodo geologico del mesozoico, 136 mil - 65 mil) su un'ampia parte dell'oceano Atlantico di cui la Groenlandia, le Azzorre e le Canarie sarebbero i resti attuali.


La scienza ordinaria e il Mito

Da parte della cultura ordinaria c'è un grande timore nel dare credito all'esistenza reale della civiltà di Atlantide e delle altre civiltà scomparse.
Un timore che impedisce di sviluppare una seria e impegnata ricerca sul passato della storia dell'umanità, tanto che il mito di Atlantide, come tanti altri miti simili, è relegato alla sfera dell'inconsistenza storica e attribuito all'ingenuità dei popoli antichi.

Un tempio megalitico sacro agli aborigeni australiani
Non si può dare una spiegazione a questo atteggiamento tenuto dalla scienza ufficiale, l'unica che a conti fatti ha i mezzi necessari per condurre una qualsiasi ricerca al di là delle possibilità dei ricercatori spontanei.
E' emblematica la storia di Heinrich Schliemann, l'archeologo dilettante che nel 1800, seguendo la descrizione dei versi dei poemi di Omero, scoprì la città di Troia nello stesso posto dove la leggenda voleva si trovasse. Dovette lottare contro gli accademici del tempo che cercarono in tutti i modi di screditarlo e di indurlo, anche con la derisione, a desistere dalla sua ricerca. Alla fine, seguendo le indicazioni degli antichi poemi di Omero, trovò la città e i suoi tesori dimenticati.La leggenda della mitica città di Rama, esistita secondo la tradizione nella Valle di Susa in Italia, sarebbe rimasta una leggenda se non fossero alla fine trovate le sue imponenti muraglie di pietra...
Esiste un preconcetto radicato che sembra non voler sollevare il velo della storia su alcuni eventi del passato che bene o male hanno inciso sulla storia dell'umanità.
Esiste un preconcetto radicato che sembra non voler sollevare il velo della storia su alcuni eventi del passato che bene o male hanno inciso sulla storia dell'umanità.Forse il limite invalicabile della storia è da imputarsi alle grandi religioni storiche? Esse ispirano inevitabilmente la scienza delle culture in cui si manifestano. La loro storia inizia con i loro fondatori e, pur ammettendo l'esistenza di un antico eden, tendono a dare e mantere l'originalità alle loro teorie religiose evitando di far conoscere al pubblico le eventuali radici storiche che potrebbero minarne la credibilità. La cosa ricorda le vicende del film di fantascienza "Il pianeta delle scimmie".
Fecero la stessa cosa già gli antichi Faraoni egizi che non davano continuità ai propri predecessori cancellando dai monumenti i nomi dei precedenti regnanti e le loro imprese.

Il complesso megalitico di Stonehenge in Inghilterra
La psicoanalisi afferma che la narrazione mitica di "paradisi perduti" o di antiche civiltà evolute nella conoscenza e nel benessere non sono altro che narrazioni ingenue che si rifanno all'esperienza gratificante dell'età fetale degli individui.
Questa ipotesi non spiega tuttavia la presenza concreta su tutto il pianeta della manifestazione imponente del megalitismo, che rivela l'esistenza di un innegabile comune elemento culturale che può rappresentare la testimonianza di un passato oggi sconosciuto.
Miti che non sono quindi da interpretare in chiave psicoanalitica ma che dimostrano di rappresentare il ricordo di qualche cosa di ben vivo e concreto avvenuto nelle profondità della storia e che oggi la società patriarcale tende a sminuire e a far dimenticare.
Dal canto suo la paleontologia, che indaga anch'essa sul passato della vita sulla terra, non sembra proporre un panorama migliore dell'archeologia. Essa ha a sua disposizione pochi occasionali resti, rimasti intatti nel tempo, di varie creature dei tempi antichi e su questi pochi resti non le rimane da congetturare vari scenari che ovviamente sono basati sull'esperienza culturale contemporanea che pone dei limiti alle stesse ipotesi e non porta a nessuna ricerca ulteriore.
Malauguratamente, l'archeologia ufficiale si ferma allo studio delle antiche culture della storia ordinaria, ovvero quella che si lega ufficialmente alla comparsa delle grandi religioni storiche. Evitando in ogni caso di dare una spiegazione alla presenza dei monumenti megalitici esistenti su tutto il pianeta e senza andare ad indagare il possibile significato dei miti e delle leggende che sono ancora oggi patrimonio culturale di tutta l'umanità.

Gli allineamenti di "menhir" sull'altopiano del Tibet
Riguardo ai monumenti megalitici, l'archeologia ufficiale tutt'al più si occupa della loro manifestazione europea attribuendoli all'opera delle popolazioni nordiche, ignorando del tutto la loro presenza nel bacino mediterraneo e quella che è riscontrabile sull'intero pianeta, dall'altopiano del Tibet all'Australia e alle terre dell'Oceania.
Gli antichi miti, i monumenti rimasti, i reperti anche evidenti di una storia dimenticata e inspiegabile, finiscono così per non esistere. Diventano elementi di una cultura che non c'è e che non deve esserci mai stata.
La storia ufficiale dell'umanità affonda in un passato del quale sappiamo ben poco. Ci parla di civiltà antiche come quella egizia o quella mesopotamica, ma tace sull'imponente civiltà del continente europeo che sarebbe esistita prima ancora di queste stesse, e di cui abbiamo testimonianza nella fine orificeria sopravvissuta e nella perizia costruttiva dei monumenti megalitici.
Se i miti, come ha confermato scoperta di Schliemann, trattengono informazioni di validità storica, perchè non pensare allora che ci possa essere in identica maniera un fondamento di verità anche in altri miti e in questo caso particolare anche nella civiltà di Atlantide e di altri miti ad essa collegati?


La storia secondo gli antichi

Le tradizioni degli antichi popoli del nostro pianeta sembrano essere in evidente disaccordo con le convinzioni dell'archeologia ufficiale. Esistono narrazioni che hanno dei riscontri geografici e storici. Esiste il caso finora mai spiegato della manifestazione della cultura megalitica esistente su tutto il pianeta. Esistono oggetti provenienti dal passato che non trovano posto né spiegazione nell'iconografia storica ufficiale.

Il mito di Fetonte in una incisione dell'800
Che sia esistito un passato fiorente di civiltà oggi scomparse potrebbe non essere solamente il tema delle leggende ma bensì rappresentare una realtà storica concreta.
Nella biblioteca-museo di Alessandria di Egitto, fondata da Alessandro Magno nel 332 aC, in un frammento sopravvisuto dalla distruzione perpetrata dai romani, c'è la citazione di Beroso, un sacerdote babilonese del III secolo aC. Già al suo tempo lui stesso si identificava nel ruolo di un archeologo che studiava epoche per lui già antiche, di cui si dichiarava conservatore delle loro memorie storiche.
Nella prospettiva della sua epoca è evidente che, prima delle grandi civiltà riconosciute dalla storia ufficiale, c'era già qualcosa che era considerato come storia antica e rappresentava un tema di ricerca archeologica e che poteva essere studiato e mostrato.
La grande biblioteca-museo di Alessandria fu distrutta poi da una azione vandalica e senza spiegazioni dai romani invasori, guarda caso anch'essi esponenti della grande religione storica di allora, oggi a sua volta inspiegabilmente misconosciuta ma allora molto viva e attiva sotto la guida spirituale del così denominato Pontefice o Imperatore del tempo.
Dal canto suo il filosofo greco Platone, nel suo Timeo, espone in proposito un preciso pensiero che può essere illuminante.
Platone scrive del dialogo tra due interlocutori durante la visita ad un tempio egizio. Il primo è Solone, un greco viaggiatore, il secondo un sacerdote egizio di Sais del Delta del Nilo, considerato "ben informato sui fatti accaduti nella storia precedente all'Antico Egitto".
Il dialogo non lascia dubbi sulla legittima volontà di reinterpretare gli antichi miti. Il sacerdote dice infatti: "... O Solone, Solone, voi Greci siete sempre fanciulli, e un Greco vecchio non esiste! Voi siete tutti giovani d'anima, perchè in essa non avete riposta nessuna vecchia opinione d'antica tradizione, nessun insegnamento canuto per l'età. E il motivo è questo. Molti e per molti modi sono stati e saranno gli sterminii degli uomini: i più grandi per il fuoco e per l'acqua, altri minori per moltissime altre cagioni.
Perchè quello che anche presso di voi si racconta, che una volta Fetonte, figlio del Sole, avendo aggiogato il carro del padre, per non essere stato capace di condurlo per la via del padre, bruciò

La rappresentazione su una tavoletta d'argilla di Oannes, il dio creatore della civiltà sumera
tutto sulla terra ed egli stesso perì fulminato, questo ha l'apparenza di una favola, ma la verità è la deviazione dei corpi che si muovono intorno alla terra e nel cielo, e la distruzione per molto fuoco e a lunghi intervalli di tempo di tutto quello che è sulla terra.
Allora dunque gli abitanti delle montagne e dei luoghi alti e aridi muoiono più di quelli che dimorano presso i fiumi e il mare... E quando queste cose sono avvenute o presso di voi o qui o anche in un altro luogo, le quali sappiamo per fama, se qualcuna ve ne sia bella o grande o altrimenti insigne, sono state scritte tutte fin dall'età più antica qui nei templi e così conservate.
Ma presso di voi o degli altri popoli non appena ogni volta si stabilisce l'uso delle lettere e di tutto quello che è necessario alla città, di nuovo nel solito intervallo d'anni come un morbo irrompe impetuoso il diluvio celeste e lascia di voi solo gl'ignari di lettere e di muse, sicchè ritornate da capo come giovani, non sapendo niente di quanto sia avvenuto qui o presso di voi nei tempi antichi.

Il drago nella concezione antica, dal druidismo europeo alla Cina, era simbolo di conoscenza e di saggezza
Pertanto queste vostre genealogie, che tu, o Solone, ora esponevi, poco differiscono dalle favole dei fanciulli, perchè innanzitutto ricordate un solo diluvio della terra, mentre prima ne avvennero molti, e di poi non sapete che nella vostra terra visse la più bella e buona generazione di uomini, dai quali tu e tutta la città, che ora è vostra, siete discesi, essendone rimasto piccolo seme: ma voi ignorate questo, perchè i superstiti per molte generazioni morirono muti di lettere..."
Il sacerdote parla di un arcaico evento che a ragione di logica sarebbe accaduto milioni di anni prima. Se si riferisce al cataclisma che ha cancellato dalla terra i grandi sauri si può stimare possa risalire ad almeno 65 milioni di anni orsono.
A questo punto potremmo ancora legittimamente chiederci chi può aver trasmesso, attraverso i millenni, il racconto della caduta dell'asteroide del mito di Fetonte se a quei tempi non esisteva una qualche civiltà socialmente organizzata da registrare e trasmettere il fenomeno. Tanto evoluta da distinguere tra una "punizione divina" e un evento astrofisico prodotto da un oggetto che si situava al di là della portata della semplice osservazione visiva dei testimoni del tempo e che implicava la nozione dello spazio siderale in cui si muove la terra.
A questo proposito, già l'antica tradizione dello sciamanesimo druidico asseriva che millenni prima dell'epoca attuale erano esistiti i grandi sauri, ricoperti da piumaggi multicolori e a sangue caldo.
Asserzioni che oggi sembrano essere confermate dalle inevitabili conclusioni a cui proprio la scienza è giunta.
E' evidente che nel passato della storia dell'umanità deve essere esistita una cultura in grado di perpetuarsi attraverso i millenni. Una cultura organizzata e efficiente tanto da lasciare un segno nella nostra epoca anche se questo è censurato dalla cultura ufficiale attuale.
Una cultura forse iniziata proprio con i sauri?


Il mito di Atlantide e la civiltà dei celti

Le tradizioni degli antichi Celti riportano il ricordo delle loro origini riferendole ad una antica terra scomparsa a causa di un cataclisma naturale che avrebbe cancellato la sua presenza dalla storia. Questa antica civiltà sarebbe stata la fonte del sapere custodito nella tradizione segreta dei druidi che rappresentavano il cemento ideologico e sociale nella costellazione di etnie che costituivano anticamente la cultura celtica.
Alcuni ricercatori hanno voluto far identificare questa antica civiltà scomparsa nel mitico continente di Atlantide.

Le antiche divinità-serpente di Mohenjo Daro in Asia considerate come i progenitori dell'umanità
Una antica civiltà che sarebbe stata l'erede di una ancora più antica civiltà, anch'essa scomparsa, ricordata con il nome di Tul. Una civiltà uscita dalla storia a seguito di una catastrofe ambientale che avrebbe ricoperto il pianeta di neve e di ghiacci e costretto i suoi abitanti a trasferirsi in terre più ospitali.
Le tradizioni più antiche riportano che la civiltà di Tul era situata all'equatore primordiale della Terra e che dopo lo spostamento dell'asse terrestre si sarebbe venuta a trovare dove oggi c'è la Groenlandia.
Se si considerano le tempistiche dei quattro periodi glaciali conosciuti (la Gunz - ka Mindel - la Riss 1 e la Riss 2) rilevati dalla geologia moderna si può collocare questa antica civiltà in un tempo storico situato nel periodo interglaciale che intercorre tra il 600.000 aC e il 16.000 aC.
Un periodo che si è manifestato concedendo di volta in volta tre intervalli non glaciali (il primo: Gunz-Mindel di 60.000 anni ca, il secondo: Mindel-Riss di 190.000 anni ca, il terzo: Riss-Wurm di 60.000 ca) con temperature miti e fecondità della terra.
Secondo antiche leggende del bagaglio mitico europeo, dopo la scomparsa di Tul rimase come ultimo baluardo dell'antica cultura la civiltà di Atl, arroccata su un piccolo continente nel mezzo dell'Oceano Atlantico.
Ancora oggi il termine "Atl" è ricordato dai popoli amerindi come significato di grandi acque e Platone stesso lo celebra con la civiltà di Atlantide.
I grandi monumenti megalitici esistenti su tutto il pianeta sarebbero opere realizzate dalla civiltà di Atlantide nel tentativo di ricostruire la cultura socialmente e spiritualmente evoluta della perduta civiltà di Tul.
Secondo le tradizioni druidiche i continuatori dell'antica tradizione di Tul cercarono di riportare i fasti della civiltà perduta su tutta la terra assediata dai ghiacci. Come riportano le leggende di tutti i continenti, da quella celtica dei Tuatha de Danann che giungevano volando nel cielo sulle nuvole, o quella nativo-americana del Kokopelli che con il suo flauto e la sua sacca-curnucopia compiva prodigi, i continuatori dell'antica tradizione di Tul raggiunsero ogni luogo possibile per portare doni e conoscenza all'umanità imprigionata nei ghiacci.
Come nel mito di Santa Claus che giungeva a portare i suoi doni alle giovani culture che erano sopravvissute al cataclisma ambientale, gli esploratori di Atl portavano generi di sopravvivenza e farmaci e istituivano sul luogo strutture al fine che gli autoctoni potessero rendersi autonomi. In seguito avrebbero potuto intraprendere viaggi commerciali con cui dare avvio alle economie locali.
La cultura di Tul era basata sui principi dei Popoli naturali ancora oggi esistenti e continuatori della sua tradizione. Fulcro essenziale era l'individuo e la sua libera spiritualità. Un ruolo importante era quindi svolto dall'istruzione che comprendeva l'apprendimento delle scienze e della pratica della meditazione.
A questo periodo viene fatta risalire l'origine della "nah-sinnar" o Musica del Vuoto, strumento indispensabile per poter dare la possibilità di realizzare una esperienza ecospirituale con cui ricostruire il pianeta, le cui proprietà possono ancora oggi essere riproposte e verificate con la personale esperienza di ognuno.
In questo stesso periodo gli esploratori di Atl realizzarono i grandi complessi megalitici presso le popolazioni che visitavano, complessi che ancora oggi possiamo osservare in ogni angolo del pianeta. In parte utilizzarono quelli già esistenti come centro delle loro scuole e in parte ne costruirono altri.

Il cromlech di Dreamland, in Piemonte, Italia. Una ricostruzione del cerchio di pietre in cui secondo le leggende locali il dio Fetonte, nelle sembianze di un drago, migliaia di anni fa insegnava agli uomini della città di Rama le scienze e l'arte dell'Alchimia.
Il cromlech venne considerato come il luogo dove era custodita la mitica coppa del Graal,
Intorno a questi monumenti, che non erano strutture funerarie, ma rappresentavano centri di natura sociale e morale, si sviluppavano attività commerciali di mutuo scambio di beni ed erano attive vere e proprie università della cultura e dello spirito.
Lo scopo di questi centri, per l'antica civiltà di Atlantide, era quello di instaurare una rete di legami commerciali per attuare un sostegno di civiltà periferiche che, a seguito della scomparsa di Tul, stavano decadendo.
In relazione a quest'epoca di rinascimento culturale del pianeta la storia ci ha tramandato imponenti monumenti megalitici che stanno ancora a testimoniare una realtà oggi inspiegabile.
Ma la storia non ci ha tramandato solamente i resti archeologici del megalitismo, ci ha trasmesso anche gli "OOPART" (out of place artfacts), oggetti rinvenuti nelle pieghe della storia che per la loro fattura e funzione non convenzionale non hanno riferimento con le civiltà storiche ufficialmente conosciute.
La tradizione druidica ci ha tramandato anche cognizioni più specifiche di natura culturale e spirituale come ad esempio l'arte della meditazione e la Nah-sinnar, la cosìdetta "musica del Vuoto" le cui proprietà possono ancora oggi essere riproposte e verificate con la personale esperienza di ognuno.
Sempre secondo la tradizione druidica, nel 6000 aC, 4000 anni dopo dopo la ritirata dei ghiacci dall'Europa del nord, i popoli colonizzatori che costituivano le radici della futura cultura celtica, e che fondarono la civiltà di Vinheim nell'area dell'estremo centro nord dell'Europa, trovarono già edificati i grandi complessi megalitici.
Sono i monumenti che ancora oggi possiamo visitare: le pietre dei grandi e piccoli menhir come quelli di Carnac in Bretagna, le pietre edificate dei grandi e piccoli dolmen e i grandi cerchi di pietre dei cromlech come quello di Stonehenge o di Callanish.
Successivamente anche Atl, a seguito di un altro cataclisma, scomparve nelle acque dell'Oceano Atlantico lasciando il ricordo del suo ultimo tentativo della magnificenza di Tul.


Il mito di Fetonte e la città di Rama

Le leggende di molti Popoli antichi legano la discesa dal cielo di una forma di conoscenza che rivoluzionò la storia del pianeta. Ne parla il druidismo attraverso il mito dei Tuatha de Danann, ne parla la mitologia degli Hopi.

Le imponenti vestigia dell'antica città di Rama fondata da Fetonte, il dio disceso dal cielo
La cultura giudaico-cristiana, quella più vicina al mondo occidentale, parla della caduta dal cielo di uno smeraldo che viene trasformato dagli angeli nella coppa del Graal e affidata a Adamo ed Eva nell'Eden. A seguito della cacciata dall'Eden la coppa viene ereditata da Osiride e dopo la sua morte - per mano di suo fratello Seth, cacciatore e dedito al culto del male- viene perduta. Da allora furono in molti a cercarla invano.
L'Alchimia interpreterà lo smeraldo caduto dal cielo come una fonte di conoscenza. La parola Graal si rivela come l'acronimo di "Gnosis Recepita Ab Antiqua Luce" e lo legherà alla simbologia della Tavola di smeraldo di Ermete Trismegisto e nel concetto di Pietra exillis, sinonimo della Pieta filosofale alchemica.
Le tradizioni druidiche della Valle di Susa narrano che in tempi arcaici il dio conosciuto dalla mitologia moderna con il nome di Fetonte discese dal cielo nell'area subalpina e più precisamente nella Valle di Susa, in Piemonte, alla base del monte Roc-Maol, oggi conosciuto con il nome di Rocciamelone.
Il luogo divenne un centro di culto importantissimo per tutta l'antichità e per le successive popolazione celtiche.
In questo luogo nacque una prima scuola iniziatica basata sulla conoscenza del fuoco e sulla forgiatura dei metalli che esprimeva una primigenia forma di scienza alchemica.
La scuola si riferiva alla dottrina esoterica dello Shan, il nome druidico dato al "mondo reale o invisibile" conosciuto anche dagli altri popoli naturali, come ad esempio nel concetto di "dreamtime" dei Nativi australiani. La qualità mistica dello Shan era riferita al concetto di Mistero, considerato come fonte di conoscenza. Forse è per questo evento che i Celti si definivano "figli del cielo".

La riproduzione della mitica ruota d'oro forata lasciata da Fetonte agli uomini per trasmettere la sua conoscenza
Secondo questa antica tradizione l'individuo poteva accedere alla conoscenza dello Shan a mezzo della "Visione", esperienza che poteva realizzare a mezzo della pratica personale dell'ascesi. Un processo di evoluzione interiore che si identificava operativamente nell'esperienza della meditazione.
Questa Scuola manifestava il suo insegnamento attraverso i simboli e aveva riferimento in quello del sole, del fuoco, del potere del drago e dell'albero della vita. L'Ascesi era basata sull'interpretazione di quattro assiomi sacri: - esiste la realtà del Mistero, fonte di conoscenza e completamento umano; è possibile accedere al Mistero solo nella Visione spirituale; l'individuo è destinato al Mistero; la conoscenza del Mistero e la partecipazione ad esso si realizza a mezzo della pratica della meditazione.
Da questa scuola, riservata soprattutto alla preparazione dell'ordine druidico, scaturirono anche forme di applicazioni tecnologiche e varie organizzazioni corporative basate sull'arte metallurgica.
Prima di lasciare il nostro mondo, sempre secondo le tradizioni druidiche, il dio forgiò con il metallo del suo carro una enorme ruota d'oro forata, del diametro di circa 2 metri, in cui trasferì tutte le conoscenze che aveva insegnato.
Al suo commiato le sue reliquie furono portate sul Roc Maol per essere custodite e venerate.
Nel luogo dove era disceso il dio si raccolse un primo borgo fortificato che si ampliò poca alla volta per divenire una vera e propria città.
Questa immensa città megalitica che venne in seguito conosciuta con il nome di Rama divenne un centro di conoscenza e di spiritualità che si irradiò tra tutte le popolazioni del continente europeo che erano ancora assediate dalle nevi e dai ghiacci sino a dar vita a successive civiltà ancora oggi conosciute.

La riproduzione della mitica ruota forata d'oro lasciata da Fetonte in una rappresentazione medievale del segreto del Graal
Nella ricostruzione cronologica resa possibile dalla tradizione druidica del Piemonte si può tracciare una concisa storia della mitica città di Rama.
Dopo la castrofe che cancellò il continente di Atlantide, il primigenio e antico santuario di Rama venne dapprima potenziato, intorno al 12.000 aC, e ristrutturato in una cittadella-fortezza dalla scomparsa civiltà di Ys del Mar Nero. In seguito, intorno al 3500 aC, furono i Pelasgi fuggitivi del diluvio di Decaulione a farne una vera e propria città-fortezza megalitica dalle mura immense che si estendevano dalla valle sino quasi alle soglie del fiume Po.
Essa rimase un riferimento per la cultura celtica che si compattò tra le due pianure divise dalle Alpi fino a quando gli Etruschi, nel 600 aC, non invasero le sacre terre smantellando le mura ciclopiche lasciando tuttavia intatto il prezioso santuario sulle falde del Roc Maol.
Ne 400 aC spettò ai Gallo-celti riprendere le terre della Padania e scacciare gli Etruschi spingendosi fino a Roma. La cittadella-fortezza di Rama venne ricostruita nuovamente e rimase operante fino a quando i Romani, intorno al 200 aC, invasero queste terre e smantellarono le mura per riutilizzarle, sminuzzate, per i loro fortilizi.
Le spoglie e la grande ruota d'oro forata vennero quindi nascoste e celate in gallerie sotterranee per sottrarle al pericolo delle incursioni dei Romani.


La perdita dell' "Eden" e la nascita del patriarcato

Miti e leggende di ogni paese del nostro pianeta, nei frammenti che sono sopravvissuti alla sistematica distruzione dei centri di potere di ogni tempo, ci tramandano la suggestione di una Età dell'Oro, di un Eden, di una Terra Imperitura da cui l'uomo fu allontanato per sconvolgimenti ambientali.

Il "meccanismo" di Antikitera trovato in una antica nave greca affondata nell'Egeo. Una tecnologia oggi non menzionata dalla storia ufficiale
Sconvolgimenti che furono seguiti anche da un cruento sovvertimento sociale che, secondo la narrazione dell'antico druidismo, portarono alla scomporsa di una civiltà sofisticata e evoluta nella cultura e nelle scienze per lasciar posto a un regime di natura patriarcale.
Da allora il nostro mondo è stato disegnato e ipotecato dalle visioni delle grandi religioni storiche. Ciascuna con una propria verità totalmente in contrasto con le altre e quindi spesso e inevitabilmente in un perenne conflitto e un continuo tentativo di reciproca sopraffazione.
Verità che non sono mai risultate in sintonia con l'armonia promanata dall'esistenza e dal Mistero che l'anima, ma per lo più rispondenti alle visioni dei loro fondatori. Verità non soltanto lontane dalla Natura e quindi da una possibile Causa Prima, eventualmente artefice del tutto, ma anche lontane dai bisogni di crescita morale e spirituale degli individui.
Scomparsa l'antica cilviltà edenica, rimase ad imperare quella del patriarcato che aveva origine dalle antiche corporazioni dei cacciatori, sopravvissuti grazie alla loro organizzazione militare alla catastrofe ambientale. Questi impostarono un nuovo ciclo

Le carte nautice di Piri Reis realizzate prima della scoperta dell'America da parte di Colombo.
Una conoscenza oggi non menzionata dalla storia ufficiale
imponendo la loro visione del mondo, separando le competenze dei due sessi, riservando la preminenza a quello maschile, instaurando il principio della sopraffazione del più forte sul debole, introducendo la schiavitù, applicando la pratica del cannibalismo rituale e sancendo il destino tragico di innumerevoli vite, quelle degli animali, non riconoscendo loro alcun diritto e dignità, destinate a divenire fonte di cibo di facile acquisizione.
Ne è un esempio la biblica sopraffazione ricordata nell'omicidio di Abele da parte di Caino...
Il nostro pianeta è oggi disseminato di grandi tragedie che hanno sconvolto intere nazioni per una supremazia ideologica di stampo patriarcale che ha condannato al tormento ogni tipologia di individui che hanno sofferto per l'impossibilità di esprimersi, di poter vivere la loro creatività e il loro libero pensiero con dignità e rispetto. Alle volte condannati, per età o per non allineamento, all'emarginazione e alla solitudine dell'anima. Spesso anche alla tortura e alla morte. Dalle

Un particolare da una pietra di Ica in Perù. Due sacerdoti scrutano il cielo con due cannocchiali. Una conoscenza oggi non menzionata dalla storia ufficiale
morali del patriarcato sono scaturite ingiustizie verso le minoranze, discriminazioni di tipo sessista e problematiche psicologiche che caratterizzano ancor oggi il nostro tempo.
E questo genere di tragedie non ha colpito solamente l'umanità, ma ha coinvolto anche le altre creature che abitano il nostro mondo, condannate ad essere e a mantenere il ruolo di cibo da mettere in tavola, costrette a vivere disumanamente in allevamenti e portate a morire nella negazione assoluta di ogni dignità e rispetto per l'altra intelligenza, anch'essa in grado di soffrire e di sognare.
Eppure, prima che nel nostro tempo si verificasse questa situazione di medioevo spirituale, l'uomo aveva già conosciuto e sperimentato una conoscenza di sé e dell'esistenza e a mezzo di questa aveva edificato civiltà inimmaginabili.
La storia è stata condannata a diventare leggenda, importanti biblioteche del passato sono state incendiate da portatori della propria verità e preziosi testi che potevano dare testimonianza di antico sapere sono stati occultati. Persino la Bibbia, che oggi rappresenta uno dei libri più conosciuti e diffusi, fino a qualche secolo addietro era tenuta nascosta, a disposizione solo di pochi eletti.
Tuttavia la storia dell'uomo è ancora vitale nella memoria dell'umanità. Come dice Platone, purtroppo sono stati molti i bolidi celesti che sono caduti nel tempo sul nostro mondo ed hanno distrutto e fatto dimenticare civiltà di ogni grandezza e splendore...


Le civiltà perdute e la cultura dei Popoli naturali

Sembrerebbe tuttavia che l'antica conoscenza dell'umanità non sia andata perduta e che sia stata tramandata a mezzo della cultura dei Popoli naturali o popoli nativi di tutto il pianeta.
I Popoli naturali sono un caso storico ben preciso nella storia del nostro mondo. Essi si distinguono dalla dimensione creata dalle religioni storiche che hanno monopolizzato la ricerca spirituale sotto ogni latitudine indirizzandola all'osservanza dei propri dogmi e delle proprie verità.

Un particolare di una antica pietra proveniente da Ica in Perù. Raffigura animali preistorici che all'epoca dei disegnatori dovevano essere sconosciuti. Una tradizione oggi non menzionata dalla storia ufficiale
I Popoli naturali rappresentano culture che non sono state stravolte nella loro anima dalla scomparsa dell'antico Eden e che hanno continuato a mantenere viva l'antica conoscenza e la loro identità. Culture che non hanno mai avuto, e non hanno a tutt'oggi, alcun riferimento etico e spirituale nelle grandi religioni comparse nella storia, ma che al contrario sono vissute e ancora vivono al loro fianco proponendo un loro specifico modo di concepire l'esistenza. Per fare un esempio immediato possiamo citare come appartenenti alle culture dei Popoli naturali quelle dei Nativi americani e dei Nativi australiani. Ma possiamo comprendere anche quella dei Nativi europei.
I Popoli naturali non possiedono dogmi di alcun genere né si riferiscono a maestri o sacerdoti di culto che si interpongono al significato dell'esistenza. Il loro riferimento è dato alla Natura, in una esperienza pragmatica di profonda spiritualità, non intendendo la Natura come la sola manifestazione della ciclicità delle stagioni e degli eventi naturali, ma soprattutto come l'espressione di un profondo Mistero di natura mistica che permea con la sua immanenza tutte le cose e dà significato all'esistenza dello stesso universo.
Esperienza che porta ad una concezione di armonia individuale, di pace e di fratellanza tra le genti, di libertà personale degli individui e di conoscenza senza dogmi e senza confini. Questa spiritualità ha dato vita ad identità culturali diverse secondo ciascuna delle etnie esistenti dei Popoli naturali, ma tutte legate da una stessa esperienza di riferimento e di vita.
Tanto che oggi sono evidenti i legami che uniscono culturalmente, ad esempio, Nativi americani e Nativi europei con Nativi australiani o africani, al di là delle evidenti distanze geografiche e storiche dei rispettivi Popoli.
I Popoli naturali sono rimasti i veri eredi dell'esperienza primordiale dell'umanità, detentori di segreti di portata cosmica che le grandi religioni hanno qualche volta occultato e spesso trasformato a loro uso e beneficio funzionale.
E' evidente ad esempio l'assimilazione, da parte dal cristianesimo, dei riti del druidismo, il sacerdozio degli antichi Celti. I Celti, o Nativi europei, possono essere identificati come l'espressione dei Popoli naturali comparsi sul continente europeo.
Ancora oggi, attraverso i loro miti e la loro esperienza di natura ecospirituale, sono in grado di trasmettere un prezioso messaggio di progresso e di evoluzione spirituale.
Nonostante le numerose persecuzioni subìte, perpetrate dai centri di potere di ogni tempo e latitudine geografica, la cultura dei Popoli naturali, considerata eretica e destabilizzante per il suo messaggio di libertà, ha tuttavia fatto pervenire fino a noi la conoscenza dell'antico Eden e ci consente ancora oggi di poter tentare di rispondere ai nostri interrogativi esistenziali partendo da una base di esperienza, pragmatica e scientifica allo stesso tempo, che oggi ci è spesso negata.
La scienza dei Popoli naturali rappresenta una vera e propria filosofia che studia l'uomo e l'universo, alla ricerca di una conoscenza sperimentale e non preconfezionata da alcuna ideologia di parte.
Per via della sua natura particolare, che privilegia il libero rapporto umano con l'Assoluto e difende il libero accesso alla conoscenza, la cultura dei Popoli naturali si è mimetizzata attraverso il linguaggio dei simboli e delle allegorie dell'esoterismo.
La Qabbalah ad esempio, nel suo linguaggio esoterico, nasconde una conoscenza dell'uomo che è inseribile nel campo della psicoanalisi. Così come i Tarocchi, che spesso sono impiegati per il gioco e la divinazione, nascondono attraverso l'interpretazione dei propri simboli le pagine di un vero e proprio libro di antica conoscenza.
Nel mondo occidentale la cultura dei Popoli naturali ha dato vita a quelle che oggi vengono ricordate come le grandi società iniziatiche, dai Templari ai Catari, ai tanti ordini cavallereschi.


I Popoli naturali e la meditazione

La cultura e la spiritualità dei Popoli naturali non è nata a caso. Guardando alla Natura come riferimento di esperienza i Popoli naturali non si sono limitati a osservare i cicli delle stagioni per provvedere ai loro bisogni agricoli. Né si sono fermati dinnanzi alla meraviglia del cielo stellato per rendersi conto della presenza di un immanente Mistero che dava significato a tutta l'esistenza.
Hanno inteso quindi la Natura come la manifestazione di una qualità immateriale di cui loro stessi erano parte indissolubile.

Un antico graffito del Tassili, in Africa, mostra la postura della meditazione simile a quella della "kelt platz" del druidismo.
Osservando gli archetipi esistenti nella Natura hanno sviluppato l'esperienza della meditazione che consentiva di avvicinarsi concretamente al Mistero e di entrare in sintonia con il suo significato.
Pertanto il punto focale della cultura dei Popoli naturali si è concretizzata in questa modalità di esperienza, un processo formativo spontaneo che si fonda sulla manifestazione di un archetipo evolutivo naturale, che consente all'individuo di realizzare una propria evoluzione.
Ancora oggi, tutte le manifestazioni dei Popoli naturali utilizzano la meditazione come strumento per rivolgersi al Mistero, intendendola come un vero e proprio laboratorio esperienziale personale, una ascesi spirituale in grado di portare alla conoscenza e al benessere, sia nella sfera individuale che in quella sociale.
L'aspetto formativo della meditazione è oggi considerato utile a svariati livelli, dalle scuole di management alla preparazione degli astronauti, mentre il suo fondamento di esperienza metafisica rappresenta l'inevitabile origine comune di religioni e di correnti di pensiero di ogni tempo. La meditazione è un'antica esperienza praticata, nelle sue più svariate forme, da tutti i Popoli naturali di ogni latidutine e di ogni tempo. Essa comporta un'esperienza evolutiva per l'individuo che scopre se stesso e che si relaziona armonicamente con la natura reale dell'esistenza.
E' praticata dagli aborigeni australiani, dai Nativi americani. Era praticata dagli Antichi Egizi, dal Popolo del Libro di cui oggi ci rimane ancora l'esoterismo dell'Albero Sephirotico ebraico. Era utilizzata anche presso gli antichi Celti a mezzo della quale i druidi insegnavano i segreti dell'Yggdrasil, l'albero cosmico della vita simboleggiante l'evoluzione che si manifesta nella Natura.
La meditazione non rappresenta una qualsiasi pratica devozionale. E' un modo di vita. E' un atto di concreta partecipazione all'esistenza attraverso la progressiva acquisizione di stati percettivi di coscienza superiori e l'attuazione di una libera creatività individuale. Rappresenta un atto di poesia interiore ed è fonte creativa per se stessi, verso il prossimo e la vita in tutte le sue manifestazioni.
La meditazione è un'esperienza globale. Un mezzo per realizzare il silenzio interiore che consente di ritrovare se stessi, di realizzare la propria armonia interiore e di entrare in sintonia con la Natura e il mistero che anima l'universo.Consente ad ogni individuo di stabilire un rapporto armonico con l'esistenza da cui trarre vantaggio per migliorare la propria condizione umana, sia sul piano personale che metafisico.
In epoche remote della storia dell'umanità, le prime creature senzienti del pianeta si riunirono in consorterie sciamaniche dando vita a illuminate scuole spirituali che avevano lo scopo di sperimentare e di trasmettere l'esperienza della meditazione alle nuove generazioni senza dogmatismi in una continua ricerca di esperienza.
Oggi, nel nostro tempo, gran parte delle dottrine filosofiche e religiose di tutto il pianeta che derivano da queste arcaiche scuole spirituali celano ancora nella loro parte più segreta la pratica della meditazione. E' il caso del taoismo, dell'Islam, dell'Induismo, del buddismo, del cristianesimo e di molte altre grandi religioni.


Il messaggio di speranza dei Popoli naturali

Per lungo tempo, le grandi religioni hanno bollato di superstizione e di ignoranza le visioni del mondo dei Popoli naturali tacendo sulla loro reale storia e sulla loro specifica natura esperienziale.
Hanno mostrato questi popoli nel ruolo di reperti archeologici che non si sono evoluti, rispetto alle loro verità storiche, e che sono sopravvissuti alla storia come curiosità antropologiche.
Ma i Popoli naturali non sono per nulla temi di studio da mettere in una teca di un museo di antropologia. Non sono affatto culture rimaste indietro nel tempo. Sono semplicemente culture che non rispondono ai valori imposti dalle religioni di latitudine e che mantengono un rapporto laico e sperimentale con la Natura e il suo Mistero.
I Popoli naturali sono enti ben vivi e vitali che, nonostante le persecuzioni subite, hanno vissuto la loro storia a fianco di quella delle grandi religioni procedendo per un loro specifico cammino evolutivo, con una loro precisa tradizione che per il suo univoco senso di universalià, ha molto da dire in un mondo dilaniato da guerre fratricide di religione.
Si può osservare come dalla spiritualità dei Popoli naturali si possa giungere all'intuizione dell'esistenza di una spiritualità universale che finora non era mai stata concepita.
La spiritualità dei Popoli naturali, nel suo riferimento alla Natura, può essere esempio di come si possa vivere in contatto con la Natura stessa, della necessità di rispettarla, della possibilità di una effettiva fratellanza tra i Popoli, di una unità spirituale nel riferimento ad una religione naturale che sia comune a tutti i Popoli del Pianeta e della possibilità di una Ascesi interiore di ogni individuo.
Essi rappresentano una lezione di pace e di progresso che l'umanità non può sottovalutare.
I Popoli naturali manifestano valori di grande importanza per tutta l'umanità. Valori fondamentali dell'uomo e del senso dell'esistenza che non sono stati contaminati e distorti dalle interpretazioni storiche di parte attuate dalle grandi religioni e che oggi possono dare un importante e prezioso contributo all'evoluzione dell'individuo e del pianeta.