INTERVISTA A GARY MURRAY

della Wiran Aboriginal Corporation


A cura di Rosalba Nattero - Melbourne, 25 ottobre 2005


Rosalba Nattero:
Che cosa significava la cerimonia della sepoltura a cui abbiamo assistito?

Gary Murray:
Significa tante cose sotto vari punti di vista, sia culturale che politico, legale o universale. Il fatto che abbiamo rimpatriato, recuperato e riportato i nostri cari Antenati al loro paese, dove sono stati portati via dai colonizzatori dal 1788 fino agli anni '40 dello scorso secolo, è incisivo. Abbiamo dovuto recuperare le spoglie dei nostri uomini, donne e nonni da luoghi come Scozia, Inghilterra, Europa, le Americhe e anche qui in Australia dalle istituzioni come il Melbourne Museum, dove siamo qui seduti, e dall'Aboriginal Affairs of Victoria Land Property che si trova in Spencer Street Station qui a Melbourne, e da altri posti in Australia come Brisbane, Sydney, Hobart, Camberra.

GARY MURRAY
Nativo Australiano, Traditional Elder della Comunità Wamba Wamba.
Presidente della Wiran Aboriginal Corporation

Noi pensiamo di aver ritrovato la maggior parte delle spoglie degli Antenati Wamba Wamba anche se sospettiamo che altre possano essere ancora custodite nelle collezioni private. Incoraggiamo la gente affinché ce le possano restituire, e quindi contattarci per andare a riprenderle.
Il significato della cerimonia riguarda il collegamento alla Terra, riguarda chi noi siamo al cospetto dell'universo, al cospetto del nostro paese. Riguardava il nostro ritorno al nostro paese per esercitare i nostri diritti e interessi, per implementare le nostre tradizioni e usanze e per rispettare i nostri defunti, e in maniera particolare i nostri vivi. Se non rispetti i defunti, allora non rispetti nemmeno i vivi e probabilmente tanta politica governativa non porta rispetto per la gente aborigena di questo paese né tanto meno cerca di collaborare con essa, perciò siamo sempre in conflitto con il governo. La nostra lotta tratta di diritti alla terra e ha l'obiettivo di accomunare la legislatura che regola questi diritti.
Noi siamo il popolo più defraudato, disperso e derubato culturalmente dell'Australia; e i governi non sembrano rendersi conto di questo fatto. Rimane un fatto evidente: lo stato del Victoria, uno degli otto stati australiani, è costituito da 270.000 chilometri quadrati di terreno dove circa 500 tribù aborigene vivono, ma noi possediamo meno di 6000 ettari, e la maggior parte di questa terra fu acquistata ben prima degli anni '80 quando non era ancora entrata in vigore le legge sul possesso di beni da parte degli Aborigeni (Native Title Legeslation). Perciò parliamo di un territorio in nostro possesso che è più piccolo di un puntino nero rispetto alla cartina del Victoria.
Questa è la realtà per i 25 proprietari tradizionali nel Victoria. La realtà è che possediamo meno di 6000 ettari di 270.000 km. quadrati, perciò dobbiamo modificare questo fatto, dobbiamo affrontare il governo riguardo il diritto territoriale e prosegire nelle nostre aspirazioni al recupero delle nostre terre.
Ora, il fatto grave nella rimozione delle spoglie umane dal nostro paese è che si viene a negare la nostra esistenza, perché cancella l'evidenza. E uno dei simboli, uno dei simboli più cruciali della testimonianza del possesso territoriale, è l'uso del territorio come luogo sepolcrale.
La cancellazione di tale testimonianza, come è stato fatto a noi, non è assolutamente casuale.
Nel passato, intorno agli anni '40, ci sono stati dei contadini pagati una sterlina e sei pence per il cranio di uno dei nostri Antenati. C'è stato un tizio in particolare che andò al fiume Murray per dissacrare i luoghi di sepoltura, luoghi quindi molto sacri, e portò via le spoglie di 1600 individui del nostro popolo. 1600 individui che sono stati presi negli anni '20, '30 e '40 e che ci furono restituiti solo dagli anni '80 in poi e ancora adesso ne stanno arrivando altri.
Quella collezione si chiamava "the Murray Black collection".
Murray Black era un contadino scozzese, un mandriano, non era un aborigeno. Aveva bisogno di guadagnare qualche soldo e ovviamente non ne guadagnava abbastanza con la mungitura delle sue mucche, perciò ha preso le spoglie della nostra gente per guadagnare qualche dollaro.
Questa è la storia della dissacrazione e ritengo che la cerimonia a cui avete assistito rappresentava un momento simbolico e reale per noi Aborigeni. Abbiamo dedicato molto tempo per ricollegarci col nostro passato tramite il recupero della spoglie dei nostri Antenati con la successiva sepoltura nel nostro paese. Si trattava di qualcosa emotivo, spirituale e anche fisico. E ci addolora molto di dover fare queste cose, il dover proseguire senza il nostro bagaglio di materiale culturale. Il museo alle nostre spalle è un luogo perfido, é un luogo colpevole di averci derubato dei nostri defunti, è un luogo che ci ha derubato delle nostre risorse culturali, rubato le nostre immagini.
Ancora oggi siamo in trattativa per gli avvenimenti successi nel passato. Il museo deve ancora pagare per il passato se vuole avere un futuro; e dovrà avere a che fare con noi perché noi siamo il popolo del presente. Che a loro faccia piacere o meno noi continueremo a perseguire i nostri diritti per mezzo di strategie mondiali, australiane oppure solo locali. In ogni caso noi saremmo lì a bussare alle porte di queste istituzioni, che siano enti governativi oppure musei. Siamo determinati ad adempiere agli obblighi culturali e spirituali verso i nostri Antenati, cosa che non vale solo per noi qui nel presente ma anche per le generazioni future in modo che i nostri figli possano sapere che noi siamo le Prime Nazioni, la gente originale, il popolo Aborigeno, il popolo Indigeno. Che eravamo la prima gente di questa terra.
Questo paese appartiene a noi e dobbiamo perseguire i nostri diritti e mettere in chiaro il rimpatrio delle spoglie con i musei. Abbiamo tanta strada da percorre.
La cerimonia di sepoltura degli Antenati si trattava della restituzione dei nostri Antenati al loro Paese. Siamo nella fase in cui ci hanno legalmente riconosciuto 4000 ettari di terreno di quella proprietà. Quel territorio si chiama Minora Station, si trova a 400 km. a nord di Melbourne sul lato New South Wales del fiume Murray, e costeggia il fiume per 7 km. Ci è costato circa 2.2 milioni di dollari australiani.
Il terreno è adatto all'agricultura. Ma noi abbiamo riservato quel posto particolare per radunarci e svolgere le nostre attività culturali, le attività spirituali, per venerare i nostri defunti. Al momento siamo riusciti a restituire 31 dei nostri Antenati alla terra che è nostra di diritto legale, morale e spirituale.

Rosalba Nattero:
Quali sono i vostri prossimi passi?

Gary Murray:
Io credo che ci dobbiamo concentrare sugli investimenti economici della nostra terra. Credo che dobbiamo assolutamente mantenere i nostri legami spirituali, quindi la discussione che riguarda l'ecospiritualità riveste un ruolo fondamentale nelle nostre strategie. Siamo in trattativa per i nostri diritti ai beni Nativi (Native Title Rights) con lo stato di Victoria. Vuol dire che stipuleremo un accordo con altre 10 Prime Nazioni (First Nations), noti anche come proprietari tradizionali, e diremo allo stato del Victoria che possiamo considerare di ritirare le nostre denunce ed evitare processi stressanti e costosi a patto che ci concedano le nostre terre. I rimpatri delle spoglie che devono essere ancora effettuati necessitano dei permessi statali, perciò metteremo questa richiesta nell'elenco di condizioni da presentare al governo. Inoltre, tratteremo gli argomenti della protezione culturale, dello sviluppo economico e dell'acquisto del terreno. Abbiamo bisogno di aumentare il territorio in nostro possesso e rafforzarci economicamente.
Siete stati a Swan Hill, e se passeggiate per la via principale non vedrete mai un volto aborigeno dietro le vetrine dei negozi, delle agenzie immobiliari, delle banche, delle agenzie assicurative o in quelle del turismo. La nostra gente figura tra i gruppi più disoccupati del Victoria e New South Wales, quindi dobbiamo affrontare i temi riguardanti l'occupazione e l'acquisizione territoriale.
È importante riuscire a creare posti di lavoro e fornire l'educazione e l'addestramento alla nostra gente nei vari settori di lavoro. Credo che dobbiamo risolvere il nostro caso di esproprio e di dispersione che si protrae sin dal 1788 quando Capitan Cook piantò la sua bandiera in nome del governo britannico e prese il nostro paese. Ancora oggi noi non crediamo che la loro conquista sia avvenuta in modo legale, ma le corti supreme sono in disaccordo con noi. Riteniamo il sistema legale un sistema razzista, un sistema opprimente che non rivela la storia reale di questo paese e sicuramente bisogna affrontare il problema.
Dobbiamo esercitare il nostro diritto e perseguire nel nostro interesse di raccontare la vera storia di questo paese e dobbiamo infine poterla raccontare. E lo faremo sia con le buone che con la forza. Sono accadute delle cose sia positive che negative in passato. Ma l'aspetto più sbagliato di questo paese è quello di non cercare una soluzione definitiva riguardo i diritti al territorio degli aborogeni e l'economia che si associa alla questione. Credo che sia un fatto molto importante.