Rassegna Stampa



LA BATTAGLIA DEI MENHIR

A Carnac, in Bretagna, da più di tredici anni si lotta
per la sopravvivenza di un antico luogo sacro

Keltika - Novembre 2004

Da tempo non visitavamo la Bretagna, in passato tappa abituale nei nostri percorsi musicali e culturali. Da quando i famosi Menhir di Carnac erano stati recintati dal governo francese, resi inaccessibili ai visitatori, il luogo sembrava più triste e l'atmosfera che si respirava non era più la stessa.
Ma due anni fa un richiamo inaspettato e irresistibile ci ha portato nuovamente in quelle terre, e l'incontro con i posti che tanto ci avevano segnato in passato è stato ancora una volta struggente e magico. Abbiamo così ripreso le visite periodiche ad un posto tanto importante per chi cerca testimonianze celtiche, e siamo venuti in contatto in maniera diretta con una lotta condotta in maniera appassionata dagli attuali Celti della Bretagna, trovandoci noi stessi coinvolti in prima linea in una battaglia per la sopravvivenza di antichi reperti e di un'antica cultura.
La Bretagna è un luogo molto particolare: testimonianze archeologiche di un lontano passato si mescolano alla bellezza selvaggia della natura. Gli abitanti trasmettono calore e ospitalità; antichi riti pagani si incontrano irrazionalmente con i culti della religione cristiana. La musica bretone condisce il tutto con la sua guerresca e poetica melodia.
La gente di Carnac ha sempre convissuto con gli allineamenti dei Menhir. Tracce di abitazioni gallo romane sono state trovate al Kermario, uno dei siti megalitici più importanti della zona, dall'archeologo James Miln nel 1877. Il villaggio del Menec, di epoca medievale, è stato costruito all'interno del cromlech omonimo. Al Kermario, secondo antichi documenti la "Petite Metairie" esisteva già nel 1440. Tutti questi insediamenti sono stati costruiti attorno ai Menhir, rispettandoli e senza distruggerne alcuno.
Gli abitanti della zona conservano numerose leggende sugli allineamenti. Leggende che si legano alla figura del patrono di Carnac, St. Cornely, a metà fra la figura del druido e del sacerdote, figura conosciuta già nel 1326 e profondamente legata alla sopravvivenza di riti e tradizioni pre-cristiane. La leggenda racconta che St. Cornely, inseguito da un'armata romana, avrebbe trasformato i soldati in pietra creando così gli allineamenti di Menhir.
Si racconta anche che i Menhir venissero usati per i riti della fertilità e per riti propiziatori. Riti di cui si ha traccia ancora nel 1880. Gli allineamenti di Menhir sono anche stati da tempi immemorabili testimoni della "Grande festa dei Menhir": musicisti venuti dai quattro angoli della Bretagna si riunivano presso i megaliti per far danzare le persone sulle arie tradizionali, secondo l'antica usanza dei Fest-Noz. Questa usanza si è protratta fino alla fine degli anni '80.
I Menhir di Carnac sono migliaia, la maggior parte allineati in lunghi filari che si estendono per chilometri, formando un patrimonio che costituisce l'eredità di un passato lontano migliaia di anni, patrimonio già a suo tempo adottato dai druidi preistorici che lo ricevettero da un popolo sconosciuto, e ai giorni nostri conservato gelosamente da coloro che vantano una tradizione celtica, e che non si sentono francesi, ma orgogliosamente "bretoni".
Per gli abitanti di Carnac, e per i bretoni in genere, il sito megalitico degli "alignements" di Menhir costituisce un riferimento spirituale e culturale. Da secoli gli abitanti erano abituati a celebrare in mezzo ai megaliti tutte le loro cerimonie principali, dai matrimoni ai funerali, dai battesimi alle investiture dei loro druidi. Le assemblee cittadine venivano convocate lì, tra i Menhir, e così pure le manifestazioni culturali, artistiche, religiose, mescolando fra loro antichi riti con culti moderni. Luogo di incontro e di passeggiate a contatto con la natura e con la testimonianza irreale di una tradizione arcaica. E in effetti l'aria che si respira in Bretagna è irreale e onirica.
Ma dopo essere stati per migliaia di anni il riferimento spirituale e culturale degli abitanti della zona, nel 1991 il governo francese ha deciso che il sito megalitico doveva essere recintato e tolto all'utilizzo di chi lo aveva frequentato da secoli. Questo, con il dubbio pretesto di un'opera di conservazione e di restauro. Il progetto iniziale prevedeva la realizzazione di un mega stabilimento turistico, con tanto di supermercati, ristoranti, trenini per i turisti. Il progetto veniva chiamato, ironicamente, "Menhirland".
Gli abitanti di Carnac, che per loro natura sono un popolo tutt'altro che mite, hanno reagito con una protesta guidata dall'associazione "Menhirs Libres", protesta che è divenuta sempre più dura con il passare del tempo. Si sono aggregati, hanno promosso petizioni, hanno fatto sit-in di protesta, occupazioni del sito megalitico, si sono fatti ricevere dalle prefetture interessate.
Per i bretoni i Menhir sono presenze vive, non reperti da conservare in un museo. Le pietre erette fanno parte della loro storia e del loro scenario naturale, sono amate e rispettate, sono considerate elementi magici e terapeutici. Depositarie di un mistero che le rende ancora più degne di rispetto. Immaginiamo quindi come questo esproprio possa essere visto come una vera e propria profanazione.
In questi tredici anni non sono stati pochi gli scontri con la polizia, uno dei quali, particolarmente violento, è avvenuto nell'ottobre 2002 davanti al Municipio di Carnac, dove un centinaio di cittadini si sono scontrati con i gendarmi, con feriti da entrambe le parti. La manifestazione era in risposta di uno sgombro appena avvenuto al sito del Kermario, dove il Collettivo Holl a Gevred (che in bretone significa "tutti insieme") aveva occupato il sito per 41 giorni per protestare contro la recinzione dei Menhir.
Per noi del Laboratorio Musicale del Graal, i Menhir di Carnac hanno sempre rappresentato un importante riferimento e una fonte di ispirazione. E facile immaginare come nel nostro incontro con Céline Mary, presidente di Menhirs Libres, e il suo staff sia stato subito feeling. Persone magnifiche che impegnano la loro vita per combattere per ciò in cui credono, seguite da altre centinaia di persone che non si stancano di promuovere petizioni, organizzare banchetti, protestare presso le autorità. I cittadini di Carnac e la maggior parte dei bretoni sono schierati con loro. Dice Cèline Mary: "Questo luogo è sempre stato abitato ed ora lo Stato vuole trasformarlo in un museo. Questo significa togliergli la vita, spogliarlo di tutto. I Menhir sono sempre stati un luogo di vita e devono continuare ad esserlo per sempre."
È stato naturale e spontaneo unirci alla protesta e farla nostra. Su incarico di "Menhirs Libres" Giancarlo Barbadoro ed io abbiamo portato il caso davanti alle Nazioni Unite, alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra, per dare visibilità ad un caso emblematico di violazione dei diritti di un popolo che da sempre lotta per conservare le sue radici culturali e per la sopravvivenza della sua identità. Il caso, da fenomeno locale è diventato internazionale.
Nel marzo 2003 finalmente un cenno positivo: a seguito di una visita a Carnac del Ministro francese della Cultura, il progetto in atto veniva sospeso per stabilirne uno nuovo, ancora da stilare. Una prima vittoria che tuttavia non ha eliminato le griglie intorno ai Menhir.
Nonostante i Menhir siano ancora recintati, nell'attesa che vengano finalmente liberati abbiamo partecipato anche noi alla protesta violando la legge ed entrando nella "zona proibita", gustandoci l'ebbrezza, dopo tanto tempo, di far musica in mezzo ad uno dei luoghi più sacri dei Celti.
Quella che vi ho raccontato è una storia celtica, una piccola grande battaglia combattuta ancora una volta per la difesa di una tradizione che non vuole morire. E le grandi pietre, una volta di più, sono testimoni e insieme protagoniste degli avvenimenti, silenziosi custodi di un passato che va oltre la storia.


Rosalba Nattero




LA BATTAGLIA DEI "NATIVI EUROPEI"

La Bretagna da 13 anni è in lotta
per difendere i luoghi sacri della propria identità

Liberazione del 3 Ottobre 2004

A Carnac, in Bretagna, una battaglia si sta consumando ormai da più di tredici anni. Da quando cioè lo stato francese ha deciso di recintare il luogo megalitico più vasto e famoso del mondo, togliendolo di fatto all'utilizzo dei suoi maggiori frequentatori, i bretoni di Carnac.
I grandi megaliti di Carnac, detti menhir, sono migliaia, la maggior parte allineati in lunghi filari che si estendono per chilometri, formando un patrimonio che costituisce l'eredità di un passato lontano migliaia di anni, patrimonio già a suo tempo adottato dai druidi preistorici che lo ricevettero da un popolo sconosciuto, e ai giorni nostri conservato gelosamente da coloro che vantano una tradizione antica, e che non si sentono francesi, ma orgogliosamente "bretoni".
La Bretagna è un luogo molto particolare: testimonianze archeologiche di un lontano passato si mescolano alla bellezza selvaggia della natura; gli abitanti trasmettono calore e ospitalità; antichi riti pagani si incontrano irrazionalmente con i culti cristiani. La musica bretone condisce il tutto con la sua guerresca e poetica melodia.
Il sito megalitico di Carnac è uno dei più importanti del mondo: migliaia di menhir di dimensioni imponenti, eretti qualche migliaio di anni fa, si allineano per chilometri, indisturbati dal tempo e dai visitatori. Gli abitanti di Carnac considerano quel luogo un riferimentio importante e vitale: vi celebrano matrimoni, battesimi, funerali, mescolando riti pagani e riti cristiani; luogo di incontro e di passeggiate a contatto con la natura e con la testimonianza irreale di un culto arcaico. E in effetti l'aria che si respira in Bretagna è irreale e onirica...
Ma dopo essere stati per migliaia di anni il riferimento spirituale e culturale degli abitanti della zona, nel 1991 il governo francese ha deciso che il sito megalitico doveva essere recintato e tolto all'utilizzo di chi lo aveva frequentato da secoli. Questo, con il dubbio pretesto di un'opera di conservazione e restauro. Ma non solo: la "repressione" del governo è arrivata al punto di tentare di espropriare ai suoi abitanti le cascine situate nella zona, per sviluppare un progetto che prevedeva la costruzione di un mega stabilimento turistico, con tanto di supermercati, ristoranti, trenini per i turisti. Il progetto veniva chiamato, ironicamente, "Menhirland".
Gli abitanti di Carnac, che per loro natura sono un popolo tutt'altro che mite, hanno reagito con una protesta divenuta sempre più dura con il passare del tempo. Si sono aggregati, hanno promosso petizioni, hanno fatto sit-in di protesta, occupazioni del sito megalitico, si sono fatti ricevere dalle prefetture interessate.
Per gli abitanti di Carnac, e per i bretoni in genere, il sito megalitico degli "alignements" di menhir costituisce un riferimento spirituale e culturale. Da secoli gli abitanti erano abituati a celebrare in mezzo ai menhir tutte le loro cerimonie principali, le assemblee cittadine venivano convocate lì, tra i menhir, e così pure le manifestazioni culturali, artistiche, religiose.
Per i bretoni le grandi pietre megalitiche sono presenze vive, non reperti da conservare in un museo. Le pietre erette fanno parte della loro storia e del loro scenario naturale, sono amate e rispettate, sono considerate elementi protettivi e terapeutici. Depositarie di un mistero che le rende ancora più degne di rispetto. Immaginiamo quindi come questo esproprio possa essere visto come una vera e propria profanazione. In questi tredici anni non sono stati pochi gli scontri con la polizia, uno dei quali, particolarmente violento, è avvenuto nell'ottobre 2002 davanti al Municipio di Carnac, dove un centinaio di cittadini manifestava pacificamente, ma è stato caricato senza motivo dai gendarmi. Ne è seguito uno scontro acceso, e alcuni manifestanti sono rimasti feriti gravemente. La manifestazione era in risposta di uno sgombro appena avvenuto al sito del Kermario, dove il Collettivo Holl a Gevred (che in bretone significa "tutti insieme") aveva occupato il sito per 41 giorni, per protestare contro la recinzione dei menhir.
Il maggior movimento di protesta è l'associazione Menhirs Libres guidato da Céline Mary, una combattiva donna bretone che guida la protesta seguita dalla maggior parte dei cittadini di Carnac e sostenuta dalla stragrande maggioranza dei bretoni. La lotta di Céline Mary è supportata da centinaia di persone che non si stancano di promuovere petizioni, organizzare banchetti, protestare presso le autorità. Dice Cèline Mary: "Questo luogo è sempre stato abitato ed ora lo Stato vuole trasformarlo in un museo. Questo significa togliergli la vita, spogliarlo di tutto. I menhir sono sempre stati un luogo di vita e devono continuare ad esserlo per sempre".
La Ecospirituality Foundation di Torino si è presa l'impegno di aiutare gli abitanti di Carnac a difendere il loro luogo sacro. Ha stabilito un accordo con l'associazione Menhirs Libres per dare un contributo alla difesa dei menhir di Carnac e condurre insieme la protesta. Per far sì che la battaglia di Carnac non rimanga isolata, Giancarlo Barbadoro, insieme a chi scrive, ha portato il caso davanti all'Assemblea dell'ONU, presso la Commissione per i Diritti Umani di Ginevra, affinchè la lotta di Carnac venga conosciuta e diffusa come caso emblematico di una violazione dei diritti di un popolo che da sempre lotta per conservare le sue radici culturali e per la sopravvivenza della sua identità.
Il "caso", da nazionale è così diventato internazionale ed è stato esportato fuori da un contesto prettamente locale. Sono state fatte conferenze, è stato realizzato un video che documenta la protesta, se ne è parlato sui giornali europei. Nel marzo 2003, forse a seguito delle dimensioni che la protesta aveva assunto, finalmente un cenno positivo: a seguito di una visita a Carnac del Ministro francese della Cultura, il progetto in atto veniva sospeso per stabilirne uno nuovo, ancora da stilare. Una prima vittoria che tuttavia non ha eliminato le griglie intorno ai menhir e che non ha fatto distendere i bretoni, convinti che la battaglia sia ancora tutta da giocare.
La Ecospirituality Foundation da anni sostiene i diritti dei Popoli indigeni in collaborazione con le Nazioni Unite, e in particolare la battaglia degli Apache per la difesa della loro montagna sacra, Mount Graham. Ora il contatto con la realtà locale dei bretoni di Carnac ci mette a confronto con un altro caso emblematico di violazione dei diritti religiosi di un popolo, una violazione che questa volta non coinvolge Nativi americani ma Nativi europei. Il fatto avviene in Europa, ma mostra delle straordinarie analogie con il caso degli Apache. Anche questo è un popolo che da sempre lotta per conservare le sue radici culturali e per la sopravvivenza della sua identità tradizionale.
Non si spiega la persecuzione che il governo francese sta attuando nei confronti degli abitanti di Carnac, non si spiega il motivo per cui la loro protesta rimanga così inascoltata.
Dall'altra parte della barricata, l'accanimento con cui i bretoni difendono il loro massimo luogo sacro, rivendicandone la loro libera frequentazione, rivela la loro determinazione nel voler conservare la loro cultura e la loro identità.
Aiutiamoli a dare visibilità alla loro protesta.


Rosalba Nattero




A CARNAC NASCE UN'ASSOCIAZIONE
DI LOTTA: NON IMBALSAMATE L'AREA

I bretoni contro la Disneyland dei menhir.
Lo Stato vuole acquistare i terreni vicino ai siti megalitici
e creare una zona franca ma la popolazione si oppone.

La Stampa del 18 Agosto 2002

Gli spuntoni di pietra rozzamente squadrati, piantati verticalmente sono 2761: i più alti misurano oltre 20 metri. Sono i celeberrimi "menhir" di Carnac, la cittadina della Bretagna meridionale universalmente nota per la straordinaria ricchezza dei monumenti megalitici che la circondano. Innalzati dalle antiche popolazioni bretoni tra il 6000 e il 2000 avanti Cristo, probabilmente dedicati al culto solare, i monumenti sono suddivisi in tre siti in un raggio di appena cinque chilometri attorno a Carnac.
Il più spettacolare è Ménec, allineamento di 1099 menhir disposti su 11 file. Gli altri sono Kermario (1029 megaliti allineati in 10 file) e Kerlescan, 594 menhir disposti su 13 file ed emiciclo ("cromlech") di 39 menhir. Nella zona archeologica si trovano anche diversi "dolmen", pietre basse ricoperte da immensi lastroni, forse adibite (i pareri degli archeologi discordano) a cappelle funerarie.
I siti megalitici di Carnac, e quelli, altrettanto suggestivi, che si trovano a una quindicina di chilometri di distanza, nei pressi del porticciolo di Locmariaquer, attirano ogni anno più di mezzo milione di visitatori. Ma proprio perché sono vittime del successo, i menhir, i dolmen e i cromlech si trovano ora al centro di una battaglia dalle sorti incerte che mette alle prese la direzione dei monumenti nazionali (l'organismo statale, con sede a Parigi, che gestisce il patrimonio artistico ed archeologico francese) e la popolazione locale.
E' un conflitto che "Le Monde" non ha esitato a definire come lo scontro tra il "Davide bretone" e il "Golia parigino" e che, fatte le debite proporzioni, fa pensare alla resistenza dell'irriducibile villaggio di Asterix e Obelix (quest'ultimo, come tutti sanno, si guadagnava da vivere squadrando i menhir) contro lo strapotente impero romano.
Da un lato lo Stato, preoccupato per il degrado dei siti, si propone di proteggere i monumenti megalitici acquistando i terreni che li circondano e creando una vasta zona cuscinetto, una "no man's land" vietata ai turisti, i quali non sarebbero più autorizzati ad avvicinarsi agli allineamenti e a scorrazzare tra i menhir, ma dovrebbero accontentarsi di contemplarli da lontano, dall'alto di una terrazza belvedere. Dall'altro, la maggioranza degli abitanti della zona, molti dei quali si sono raggruppati in un'associazione battezzata "Menhir liberi", che aspira, invece, a conservare i siti così come sono.
Lo Stato - accusano i militanti di "Menhir liberi" - vorrebbe "museificare", forse sarebbe più esatto dire imbalsamare, un'area che è ancora viva. Sui terreni che la direzione dei monumenti nazionali si propone di acquistare si trovano case abitate i cui proprietari rifiutano di lasciarsi espropriare. A guidare la rivolta contro i "burocrati" di Parigi è una coppia, Guy e Céline Mary, che possiede una decina di ettari e una vecchia fattoria - "La Petite Métairie" - trasformata in "crêperie", un bar ristorante dove i turisti possono rifocillarsi mangiando crêpes (le caratteristiche crespelle bretoni, dolci o salate) e bevendo sidro.
La Petite Métairie è situata a pochi passi dai menhir di Kermario, e le autorità hanno ripetutamente minacciato di espellere Guy e Céline se non si decideranno a vendere. Ma la coppia non si dà per vinta: spalleggiata dalla popolazione locale, e persino dal sindaco di Carnac Jacques Bruno ("se li espelleranno sarà una tragedia", ha dichiarato), hanno a poco a poco trasformato la loro battaglia in un'emblematica crociata della "Bretagna libera" contro il prepotente "oppressore" francese. A modo loro, Guy e Céline incarnano le aspirazioni autonomistiche (o addirittura indipendentiste) di una parte della popolazione bretone. Per questo, lo Stato, dopo aver fatto (invano) la voce grossa, pare ora orientato a muoversi con i piedi di piombo. I piani di sistemazione dei siti megalitici sono stati più volte riveduti e corretti, ma i bretoni di Carnac continuano ad opporvisi. Criticano soprattutto il progetto di costruzione di un maxiparcheggio con tanto di caffetteria, centro commerciale e boutique di souvenir. E citano, come modello da evitare a tutti i costi, l'esempio di Locmariaquer dove la sistemazione del sito archeologico, realizzata alcuni anni fa, senza che i "burocrati" parigini si preoccupassero di consultare la popolazione, fa venire in mente una squallida "disneyland megalitica".
Libertà per i menhir, libertà per la Bretagna: la battaglia, ormai, è una sola.


Enrico Molinari




CARNAC, TREMILA PIETRE DI TROPPO

Da oltre una dozzina d'anni, il sito megalitico, indebolito dall'intensa
frequentazione turistica è al centro di una battaglia tra i Monuments historiques
(la Sovrintendenza nazionale ai monumenti storici, ndt) e gli abitanti, che rifiutano di spostarsi e contestano l'ultimo trasferimento previsto dal potere pubblico.

Le Monde del 13 agosto 2002

CARNAC, dal nostro inviato speciale. Due bandiere bretoni sventolano sulla piccola Metaire di Kermario, vicino a Carnac. Sul tetto, in grandi lettere bianche, una scritta "creperie", annuncia la vocazione del luogo. Queste tre piccole case, vecchie più di due secoli, sono situate in prossimità dei famosi allineamenti megalitici. I loro proprietari, i coniugi Mary, sono l'incubo dell'amministrazione del sito e i "bastioni" dell'associazione Menhir libre, che si batte da una dozzina d'anni contro i Monuments historiques (la Sovrintendenza nazionale ai monumenti storici, ndt), cioè contro Parigi e il suo stato tentacolare. Prima di rifocillarsi o di acquistare uno degli innumerevoli souvenir che popolano la boutique, oggettistica a metà strada tra Lourdes e Mont Saint-Michel, i visitatori possono leggere dei manifesti battaglieri che raccontano la lotta del Davide bretone contro il Golia parigino.
Oggi, Celine e Guy Mary sono minacciati di esproprio, ma non manifestano la minima intenzione di andarsene. La cosa inquieta il sindaco di Carnac, Jacques Bruno, che afferma: "Se li cacciamo sarà una cosa drammatica". Da parte sua, il Centre des monuments nationaux, che gestisce il sito, surriscaldato dalle polemiche e dalle manifestazioni a ripetizione, si sta muovendo con la massima prudenza. Sotto la pressione degli avvenimenti, e degli irriducibili Bretoni, il progetto di trasferimento del sito si è molto modificato. Non abbastanza, secondo Menhir libre. Tuttavia, l'antica cascina, cuore del litigio, un tempo minacciata di distruzione, ha senza dubbio un bell'avvenire dinnanzi a sé. Per quanto riguarda i coniugi Mary sarà loro assicurato di potere rimanere fino alla pensione, se acconsentono alle condizioni che sono state loro proposte.
Il 30 giugno ha avuto luogo una riunione di concertazione con gli inflessibili coniugi Mary. I poteri pubblici hanno ripresentato la loro proposta di acquistare la Petite Metaire, e i dieci ettari di terreno annessi, (l'importo della transazione non è stato reso pubblico da nessuna delle due parti). I coniugi potranno, se lo desiderano, proseguire la loro ben avviata attività commerciale fino alla pensione. "Noi vogliamo rimanere a casa nostra" replica Celine Mary. Il marito, una persona di poche parole, concorda:
"Non sono tipo vendicativo ma voglio essere lasciato in pace"
Non hanno alcuna fiducia nello stato, visto che il discorso è cambiato troppe volte. "Prima ci hanno raccontato che era necessario abbattere questa casa senza interesse. Ora ci assicurano che la casa è molto bella e che verrà trasformata in Maison des Fées o in Maison des Légendes (*). Potrebbe essere che metteranno qualcun altro al nostro posto. Ci hanno detto che dovevamo andarcene e adesso ci annunciano che potremo continuare ad esercitare la nostra attività. Per quanto tempo? Sei mesi? Due anni?"

Sito "museificato": Christian Obeltz, membro dell'associazione Menhir libre, che rivendica 600 aderenti, puntualizza l'incoerenza del progetto: "Lo stato vuole "museificare" il sito. Per noi è un luogo dove la gente vive. L'usura del suolo, constatata dall'Amministrazione, è innanzitutto causata da un errore dei Monuments historiques che negli anni '80 sono massicciamente e selvaggiamente intervenuti sulla vegetazione. Vogliono costruire un centro di accoglienza di circa 2000 m² a fianco di un megaparcheggio: questo significa incitare i visitatori ad andare tutti nello stesso luogo. Bisognerebbe, al contrario, realizzare delle piccole zone di sosta lungo tutto il sito con degli edifici di scarso impatto ambientale. Noi non vogliamo una Menhirland."
Per Laurent Heulot, il nuovo amministratore del sito, non si tratta di creare qui un parco di attrazioni. Ma come non intervenire quando un sito dal delicato equilibrio è invaso ogni anno da 500.000 persone? Gli alignements megalitici si estendono da ovest a est, a nord della stazione balneare, per circa quattro chilometri. Sono divisi in tre settori: a ovest il Ménec, al centro Kermario, più a est Kerleskan, separato da un ultimo settore, meno esteso, il Petit Ménec. Una strada realizzata negli anni '30 costeggia gli alignements. Altre strade incrociano il sito, come la D119, molto frequentata in estate. Durante la stagione estiva la città, secondo dati forniti dall'Amministrazione comunale, passa da 4.000 a 50.000 / 60.000 abitanti. Una marea di piccole case bianche preme d'altronde alla periferia di Carnac in direzione della zona sensibile. Questa è in parte protetta da una pineta creata agli inizi del XX^ secolo.
Ma ci sono anche numerosi campeggi, quindici solo sul territorio comunale, e alcuni si consolidano grazie all'installazione fissa di caravan come a Kerleskan. Il sindaco assicura di non avere alcun mezzo legale per impedire la proliferazione di questa lottizzazione camuffata. Nell'ufficio di Jacques Bruno è appeso un orologio dono della Megalitic World Association. Il sindaco comprende che i cittadini possano essersi sentiti depauperati: "Lo Stato non ha agito con molto tatto. Quando la Prefettura organizzava riunioni informative pubbliche, queste avevano luogo a Lorient. Nessuno ci andava. Adesso si svolgono a Carnac, ma si è perduto molto tempo."
Per il sindaco la situazione è difficile: da un lato deve difendere i suoi elettori ma dall'altro non può restare insensibile alle proposte di sviluppo che gli fa baluginare lo Stato. Sogna l'iscrizione del suo Comune sulla lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO ma questo avrebbe come conseguenza un afflusso supplementare di visitatori, dunque di ulteriori danni ambientali.
Jean-Pierre Mohen, esperto di preistoria, direttore del Laboratoire des Musées de France, ha pubblicato un rapporto su Carnac, con queste conclusioni: "Il fenomeno turistico non è più gestibile senza interventi". Ma quali interventi? L'ultima versione del progetto, uscita dal suo studio, ripropone l'idea di allargare l'area protetta costituendo una sorta di zona vegetale tampone. All'interno di questo perimetro si potrà circolare solo a piedi o in bicicletta. I parcheggi di 250 posti verranno spostati alla periferia dell'area come l'edificio destinato al Centre de Interprétation che ospiterà anche un negozio e una caffetteria. L'accesso al sito, come al Centro, sarà gratuito, saranno a pagamento solo il parcheggio (custodito) e le visite guidate (facoltative). Le recinzioni verranno rimosse e alla fine la circolazione dovrebbe essere libera.
"La chiusura del sito e i nostri interventi di manutenzione con l'aiuto di un piccolo gregge di pecore, hanno permesso la rigenerazione della vegetazione in maniera dolce, - sottolinea Laurent Heulot. - Nel 2001, quindicimila persone hanno avuto accesso al sito grazie alle visite guidate e centoventimila hanno potuto percorrerlo liberamente durante la stagione umida. Potremo estendere queste visite in funzione delle condizioni del suolo." La strada che costeggia gli Alignements sarà riservata alle biciclette ed ai pedoni e un altro percorso sarà creato più a sud per le auto. Questo non farà che spostare il problema legato ai danni ambientali .su altre zone sensibili, valuta Menhir libres. Il Centre d'interprétation come le modifiche paesaggistiche devono diventare oggetto di un concorso internazionale. Il valore di questo lavoro è stimato in più di quindici milioni di Euro e comprende il rinnovamento del piccolo museo archeologico di Carnac, situato vicino al Municipio, dov'è stato depositato il risultato degli scavi effettuati da Zacharie Le Rouzic nel XIX secolo. Per Jean-Pierre Mohen, è fondamentale che venga lanciata una nuova campagna archeologica: "Sul piano scientifico, rimane praticamente tutto da fare."
Se, sulla carta, il progetto sembra ragionevole, bisogna però stare attenti. La sorte di Locmariaquer invita alla prudenza. E' qui, ad una ventina di chilometri da Carnac, poco dopo La Trinité-sur-Mer, che si trova un altro importante sito megalitico, con il suo famoso dolmen, la Table de marchands, e il non meno famoso Menhir brisé, gigante abbattuto dall'epoca megalitica. Il risultato dei lavori condotti dallo Stato lascia costernati: il terreno dove si trovano queste importanti vestigia è stato ridotto ad un mediocre giardinetto di periferia con l'erba rasata e i sentieri tracciati con la sabbia. Chi ha concepito l'edificio di accoglienza, espressione della molto contestabile "architettura invisibile", è un architetto a capo dei Monuments historiques: il risultato è un edificio misero e un sito sfigurato.

Emmanuel de Roux

(*) letteralmente "Casa delle fate" e "Casa delle Leggende"





L'OPPOSIZIONE DI "MENHIR LIBRE"
AI PROGETTI DELLO STATO

Le Monde del 13 agosto 2002

Per dare una risposta al degrado della zona degli alignements, l'Administration des Monuments historiques ha concepito un progetto per il loro trasferimento. Siamo nel 1988, Genevieve Le Louarn è l'amministratrice del sito archeologico. A partire dal 1888 lo Stato in effetti è proprietario dei circa quaranta ettari di terreno sui quali si trovano i megaliti. Intorno alle pietre chiunque può circolare a suo piacimento.
Nel 1990, il ministro della cultura Jack Lang, annuncia la messa in opera del progetto "Grand Carnac" che prevede l'acquisizione di un centinaio di ettari supplementari per costituire una zona tampone attorno agli alignements. Ma l'Amministrazione culturale "dimentica" di consultare gli "indigeni" che vengono a sapere solamente dalla stampa dei progetti dello Stato. Lo stesso Jack Lang l'anno seguente, è responsabile della posa di dieci chilometri di recinzione per isolare i menhir. Si tratta di evitare il calpestamento del suolo da parte di coloro che passeggiano tra le pietre e prevenire il rischio di instabilità dei megaliti, come pure permettere il ricostituirsi del manto erboso. Nello stesso periodo viene costruito un belvedere per permettere ai turisti di godere un panorama di insieme dei megaliti. Tutti sono concordi nel trovare il belvedere "orribile", perfino il senatore, sindaco di Carnac, Christian Bonnet ex ministro degli interni, e pertanto favorevole al progetto. Nello stesso tempo lo Stato permette ad un'azienda privata la costruzione di un Archeoscope, un edificio dall'aspetto assai misero posto a fianco del sito. A partire da questa "topaia di cemento" i turisti possono utilizzare un trenino che fa il giro degli alignements.

DIMISSIONI A CATENA
Si costituiscono alcune associazioni: SOS-Menhirs, Menhir libres, SOS-Carnac, les Amis du musée. Nascono manifestazioni e tumulti, Menhir libres e i coniugi Mary sono nel cuore della battaglia. Nel 1995 un attentato, non rivendicato, danneggia l'Archéoscope. Christian Bonnet rassegna le dimissioni nel 1996 e Olivier Buquen prende il suo posto. Lo Stato apre un inchiesta pubblica, molti la giudicano raffazzonata, e sul posto l'87% degli abitanti di Carnac si dichiara sfavorevole al progetto. Ma le risposte non sono abbastanza numerose per essere significative, cosa che ritorna a favore dell'amministrazione. Si procede all'acquisto di alcuni terreni e di una dozzina di case destinate ad essere distrutte, cosa che a tutt'oggi non è ancora stata fatta.
Negli ambienti del Ministero della cultura, serpeggiano inquietudini per "questa visione purificatrice e astratta dei Monuments historiques". Nel 1997, il progetto dei Monuments historiques è dichiarato di pubblica utilità, in compenso il belvedere viene abbattuto. Nel novembre 1998, Menhir libre manifesta a Parigi. L'associazione viene ricevuta al ministero della cultura, dove Catherine Trautmann ha sostituito Philippe Douste-Blazy. Viene nominato un nuovo responsabile del progetto, si tratta di Jean Pierre Mohen, specialista indiscusso di civiltà megalitiche. In dicembre, anche il sindaco di Carnac Olivier Buquen, rassegna le dimissioni e viene sostituito da Francis Thomas. Nel gennaio 1999, Jean Pierre Mohen consegna il suo rapporto a Catherine Trautmann.
I progetti statali vengono ridimensionati e riformulati in termini di programma scientifico. Genevieve Le Louarn viene sostituita da un nuovo responsabile del progetto, Emmanuel Couet, che resterà in carica fino all'arrivo, nel 2002, di Laurent Heulot, conservatore del patrimonio e responsabile dei siti megalitici della Bretagna. Gli viene raccomandato di "pacificare" la situazione. Compito difficile.
Menhir libre continua a manifestare la sua opposizione, in particolare in occasione delle feste che l'associazione organizza sul posto. L'ultima in calendario ha avuto luogo il 26 luglio. L'indomani, Menhir libre viene ricevuto dal sindaco eletto nel 2001, Jacques Bruno. La riunione è molto "accesa". Ma i presenti appaiono stanchi per l'interminabile discussione. Il progetto entra nella sua ultima fase. Il 50% dei terreni su cui lo Stato aveva posato gli occhi sono ormai acquisiti. Nel 2003 deve essere bandito un concorso di architettura. I lavori di trasferimento sono programmati per il periodo 2004 - 2005. La fine del cantiere è prevista per il 2006. La concessione dell'Archéoscope si concluderà alla fine del 2002. Laurent Heulot assicura che non sarà rinnovata e che l'edificio verrà abbattuto.

Emmanuel de Roux