NEUROSCIENZE - UN SAGGIO SCORCENTANTE

GENIALI COME UNA GALLINA

L'osservazione dei processi cognitivi dei pulcini svela che la loro testa funziona in modo non molto diverso dal cervello umano


Spesso ci troviamo ad osservare animali a noi familiari senza renderci conto che si comportano e si muovono nell'ambiente per compiere certe funzioni e raggiungere certi scopi. I neuroscienziati questo lo sanno e da tempo dedicano attenzione alle specie animali più disparate,cornacchie, ratti, lumache, scimmie, convinti che lo studio delle loro "menti" possa aiutarli a capire come funziona il cervello umano. Ma quale contributo potrà mai dare la decifrazione dei processi cognitivi di una gallina? Non si è sempre fatto riferimento al suo cervello per indicare persone con scarso intelletto?
"Ci sono somiglianze e differenze, ma ogni animale, gallina compresa, è a modo suo eccezionale" sostiene Giorgio Vallortigara, psicologo e neuroscienziato all'Università di Trieste, che nel saggio Cervello di gallina (Bollati Boringhieri) ci guida tra etologia e neuroscienze alla scoperta della complessità della mente.
Alla gallina, o meglio ai pulcini, precoci nello sviluppo di competenze, l'autore affida attraverso vari test il compito di fornire risposte a quesiti come imprinting, memoria, innato contrapposto ad acquisito, ruolo dei due emisferi cerebrali. "L'imprinting è un buon modello per lo studio della memoria e quella di un pulcino è davvero sofisticata" dice. "Pulcini messi insieme per un paio d'ore e poi uniti ad altri li riconoscono come estranei. E i contadini lo sanno". Anche in un pulcino la capacità di riconoscimento è affidata all'emisfero destro del cervello: vale per scimmie, pecore e uomo. Il saggio ci fa scoprire che le galline sanno distinguere forme geometriche intere da altre incomplete, beccare sullo schermo di un calcolatore simboli diversi a seconda della profondità prospettica, aggirare un ostacolo. "La presenza della corteccia cerebrale non è determinante. Gli uccelli posseggono strutture equivalenti, organizzate in modo differente. E il loro cervello, che funziona diversamente, ci fornisce prove sorprendenti" afferma.
Un esempio? "Ci sono vari gradi di sofisticazione cognitiva che precedono la capacità di attribuire stati mentali ad altre creature. Nei processi di insegnamento una sensibilità agli errori del discente è un primo passo cruciale in questa direzione. Finora, a parte l'uomo, ciò è stato dimostrato in condizioni controllate solo nella gallina". La chioccia esibisce una serie di segnali per dirigere l'attenzione dei pulcini verso i bocconi buoni. Un comportamento (in inglese tidbitting) che consiste nel raccogliere il cibo buono nel becco per poi lasciarlo cadere. Un gesto ripetuto e accompagnato da suoni caratteristici. Da un esperimento raccontato nel saggio si direbbe che le chiocce siano in grado di indirizzare i pulcini a nutrirsi del cibo giusto, quello rosso invece di quello blu, sbagliato.
Un comportamento intenzionale per correggere i loro errori? "L'ipotesi non si può scartare" risponde Vallortigara. D'ora in poi si qualcuno vi apostrofa con "cervello di gallina", non offendetevi.

Gianna Milano

Panorama, 23 giugno 2005