L'ECOSPIRITUALITÀ NEL RAPPORTO
CON GLI ANIMALI

La condizione degli animali su questo pianeta, in questo momento storico, non è solo materia per i più sensibili, ma rappresenta soprattutto un emblematico casus belli che mette in evidenza come la società maggioritaria condizioni la libertà di tutti, sia umani che animali.
Assistiamo ad un continuo massacro di creature innocenti in una logica impietosa che li vuole far apparire come oggetti da cui prelevare proteine e su cui condurre atroci esperimenti che allontanano le cure necessarie per la salute degli umani.
Queste creature sono senzienti, provano emozioni come l'amore e la paura: provano sentimenti condivisi tra di loro e con gli umani, e ci fa orrore la possibile identificazione con la loro condizione.
Il problema di come vengono usati gli animali, oltre che per la pietà e l'aiuto che si vuol dare a creature dotate di sensibilità ma considerate i paria della Terra, si rivela anche e soprattutto come un elemento emblematico che denuncia il vero volto della società maggioritaria al di là dei luoghi comuni con cui essa si propone e si fa accettare.
Una società che ci impone il consumo di prodotti animali e la sperimentazione su questi stessi per opportunismo e ignoranza a favore dell'arricchimento di pochi.
Nell'azione sconsiderata di costoro si determinano danni alla specie umana. Come ad esempio l'impoverimento delle risorse dell'acqua che finisce a servire i grandi allevamenti degli animali cosiddetti da reddito e da cui sopraggiungono le ricorrenti malattie virali che uccidono ogni anno migliaia di persone.
Non sono solo la pietà e la sete di giustizia che devono spingerci a migliorare la sorte di creature senzienti, figlie della nostra stessa Madre Terra. Portare aiuto alla condizione animale significa impostare i valori di una futura società più giusta e armonica dove non vi siano discriminazioni speciste e in cui tutti possano godere di valori improntati alla fratellanza, alla libertà degli individui e al godimento di una qualità di vita felice che sia in armonia con la Natura.
Oggi questo spazio di libertà non esiste neppure per la specie umana, costretta ad essere praticamente schiavizzata nella produzione di beni in surplus rispetto all'effettiva domanda, solamente per rispondere al gioco di capitalizzazione dell'alta finanza. Una situazione che toglie tempo libero agli individui e li distoglie dall'esercizio di una propria libera creatività.
Animali da reddito e umani sembrano essere coinvolti nello stesso destino.
L’umanità ha visto grandi battaglie di civiltà, come l’abolizione della schiavitù o la parità dei sessi. Traguardi che in un passato non lontano sembravano irraggiungibili.
Oggi siamo di fronte al più grande olocausto della Storia: la schiavitù e lo sterminio quotidiano di miliardi di esseri senzienti.
La Storia dovrà fare i conti con questo abominio e sarà la prossima grande battaglia che l’umanità dovrà affrontare per poter trovare dignità anche per la specie umana.

ECOSPIRITUALITÀ E ANTISPECISMO

Ogni giorno milioni di nostri fratelli animali non umani sono tenuti come schiavi negli allevamenti intensivi in condizioni intollerabili. Ogni giorno vengono uccisi nei macelli, vengono vivisezionati, vengono privati di qualsiasi dignità. Vengono umiliati e torturati nei circhi, rinchiusi in lager chiamati bioparchi con le motivazioni più diverse a scopo di lucro. Vengono usati come cavie per esperimenti scientifici che non servono a nulla se non ad arricchire le case farmaceutiche o le varie baronie di medici.
Vengono usati come trofei di caccia per il divertimento degli umani. Divertimenti spacciati come sport quando hanno solo come unica motivazione la depravazione che nasce dalla sete di sangue e la sottomissione di altre specie. O ancora, manifestazioni come i vari palii o sagre paesane che ogni anno mietono vittime innocenti tra i non umani, fino allo spettacolo devastante della corrida, che con la motivazione del “folklore” o della “tradizione” arriva a giustificare sofferenze e torture indicibili.
Tutto questo ha un nome: SPECISMO.
Lo specismo porta a pericolose conseguenze non solo per la discriminazione verso gli animali. Porta a discriminare un animale da un altro, ma anche un uomo da un altro, a discriminare una razza, un popolo.
L’umanità si è trovata a combattere battaglie epocali, come la lotta per l’abolizione della schiavitù o quella per la parità di genere. Battaglie che nascevano da stessi principi.
Idealisti di ogni tempo si sono ribellati allo status quo instaurato da ideologie che ipnotizzavano le persone portandole a considerare come normalità la sopraffazione sui più deboli. Molto sangue è stato versato per raggiungere un minimo traguardo di uguaglianza sociale.
Ma la battaglia che inevitabilmente si combatterà nel prossimo futuro è di proporzioni ben più ampie e se ne cominciano a vedere i prodromi. Sempre più persone prendono coscienza del grande orrore che viene perpetrato nei confronti dei nostri simili, i fratelli animali non umani, e lo trova inaccettabile. Ogni giorno, ogni minuto, milioni di “persone” come noi, esseri senzienti in grado di gioire e di soffrire vengono sottoposti ad ogni genere di nefandezza e di tortura per il godimento dell’uomo. Un’impresa di degradazione, crudeltà e sterminio che non ha eguali nella storia umana. Una perversa organizzazione mondiale senza fine, una grande fabbrica planetaria che incessantemente genera nuovi schiavi al solo scopo di sfruttarli, torturarli e ucciderli.
Quando questa situazione sarà finalmente chiara, quando l’ipnosi collettiva non sortirà più il suo effetto, allora la società si troverà di fronte ad uno sconvolgimento radicale, e il maltrattamento degli animali verrà ricordato come il più grande abominio della storia.
Per fortuna l’animalismo si sta diffondendo sempre di più e oggi sono sempre più numerose le persone sensibili che tendono ad aiutare gli animali in tanti modi. La sensibilità verso gli animali è tangibile e non provoca più vergogna in chi la prova, come invece succedeva fino a qualche anno fa. L’azione dei tanti volontari che hanno scelto questa battaglia di civiltà dà un po’ di sollievo alla fascia più debole tra le deboli. Ma il loro prezioso aiuto non è sufficiente a cambiare la situazione, e il rischio è che gli stessi volontari, veri e propri angeli custodi dei più sfortunati, si sentano impotenti e demotivati di fronte a una battaglia che sembra diventare ogni giorno più difficile.
Il male va curato alla radice. Se non si cambia mentalità non si arriverà mai a dare un aiuto concreto a questi nostri fratelli diversi, che hanno il solo torto di essere nati in un momento e su un pianeta sbagliati. Occorre cambiare radicalmente il modo di pensare che permette questo status quo e ce lo fa vedere come “normalità”. È necessario modificare i presupposti a monte che permettono un tale abominio.
La sensibilità verso le altre specie suscita spesso un atteggiamento di fastidio immotivato e reazioni illogiche.
I luoghi comuni di chi non considera gli animali come nostri fratelli mettono gli animalisti nella parte di persone frustrate e sole che non riescono ad avere rapporti umani. C’è chi si lamenta per la troppa attenzione che si dà agli animali, come se questa venisse tolta agli uomini.
Non crediamo che chi ama gli animali non ami il suo prossimo. Anzi, è vero il contrario: spesso chi ama gli animali è molto più sensibile e attento verso gli altri individui rispetto a chi non li ama.
La sensibilità verso le creature viventi, siano uomini o animali, porta innegabilmente ad essere più attenti ai problemi degli altri. La pietà e la misericordia verso i deboli, verso chi soffre e si trova nel bisogno, dovrebbe essere estesa a tutti, animali umani o non umani.
Che senso ha fare una scala di priorità per il tipo di aiuto da dare agli esseri che soffrono, o una gerarchia di sofferenza? La sofferenza è sofferenza, sia essa vissuta da un essere umano o non umano. Purtroppo questi luoghi comuni hanno il risultato di inibire un aiuto che poi non si traduce in nessun altro tipo di operatività.
Per salvare la miriade di animali che rimangono indifesi occorre arrivare ai cuori della moltitudine degli umani che li schiavizzano. È inutile che si tuteli un gatto con tutte le proprie forze, quando questi rimane comunque alla mercé di altri che, appena girato l’angolo, possono prenderlo a calci o ucciderlo.
È necessario quindi affiancare al lavoro di tutela anche un’opera di sensibilizzazione al rispetto delle altre specie viventi. Occorre un salto di mentalità. L’animalismo non basta, occorre fare un salto di mentalità verso l’antispecismo.
Gli animali sono esseri senzienti in grado di provare gioia, dolore, emozioni come gli umani. Siamo tutti figli di Madre Terra, e non è tollerabile che i nostri simili vengano usati come “cose” senz’anima, considerati come un “bene comune” che la società umana può usare a suo piacimento anziché come nostri fratelli che coabitano con noi sullo stesso pianeta.
È facile inorridire se sentiamo che un cane o un gatto vengono torturati, perché sono gli animali che conosciamo meglio e scatta in noi una sorta di empatia. Ma in generale, non si inorridisce per ciò che subiscono gli animali cosiddetti “da reddito”. Eppure anche le mucche, i vitelli, gli agnelli, i maiali, le galline, i conigli sono tutti esseri senzienti, costretti a una vita di sofferenze indicibili prima di arrivare alla sorte a cui sono destinati, ossia la morte. E non consola il fatto che pochi di loro (rispetto al gran numero degli animali negli allevamenti intensivi) fanno una vita libera, perché comunque sono destinati a morire per diventare cibo per gli umani.
Tutti gli esseri senzienti, indipendentemente dalla specie a cui appartengono, devono essere inclusi nel cerchio della considerazione morale.
Questo scellerato sistema di utilizzo delle altre specie a beneficio di una minoranza umana non può che produrre una imminente catastrofe che coinvolgerà presto anche il genere umano.
Ogni anno 27.000 specie viventi si estinguono, vale a dire 74 al giorno e una ogni 20 minuti. Questo vuol dire che considerare le altre specie come un “bene comune” a vantaggio degli animali umani porterà comunque alla distruzione delle stesse risorse. La devastazione dell’ambiente naturale creerà presto un rischio per la nostra sopravvivenza. Sarà un processo inevitabile, nell’interesse di tutti, uscire da una visione antropocentrica che si contrappone alla Natura e andare verso un’idea antispecista per salvaguardare la vita sul pianeta. Sia quella umana, sia quelle delle altre specie.

Dal libro “Tutti Figli di Madre Terra” di Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro – Edizioni Triskel