LO SHAN E L'IMMATERIALITA' DELL'ESISTENZA

Lo Shan, la natura immateriale e trascendente dell'esistenza

Il termine Shan, secondo un antico linguaggio dei popoli autoctoni europei, era il nome che veniva dato alla Natura.
Una "natura" non intesa solo sul piano delle forme e dei cicli stagionali, ma anche come l'esistenza nella sua globalità, comprendente la presenza umana.
Un significato di "natura" che travalica la dimensione quotidiana e che manifesta un Mistero mistico immanente a tutte le cose.
Il termine Shan definisce la natura immateriale dell'esistenza, riconducibile al significato di "vuoto" ovvero all'assenza di concetti che possano definirla. Una dimensione invisibile dove tuttavia ha sede la vera realtà delle cose, al di là del sogno illusorio percepito dai sensi e della mente. Dimensione che per i Popoli naturali rivela una conoscenza fonte di armonia e benessere, accessibile attraverso l'esperienza diretta di ogni individuo.
Shan è l'antico nome del Graal, una dimensione comune a tutti i Popoli naturali anche se definita con termini diversi. È lo Yemurraki (o Dreamtime) degli Aborigeni australiani, il Wakan Tanka dei Nativi nordamericani, il Mbog dei Nativi africani.


La spiritualità dei Popoli naturali

I Popoli naturali, ovvero i Popoli indigeni o Nativi del pianeta, sono culture che non hanno riferimento etico e spirituale nelle grandi religioni comparse nella storia, ma al contrario vivono un loro specifico modo di vedere e di rapportarsi alla vita.
Il riferimento esperienziale dei Popoli naturali è costituito dal rapporto diretto con la Natura e con i suoi valori intrinsechi. La Natura intesa come manifestazione di un Mistero che ha dato vita all'uomo e all'universo, ovvero lo Shan.
Nel loro rapporto pragmatico vissuto con la Natura i Popoli naturali trovano le indicazioni per lo sviluppo della loro spiritualità, trovano armonia individuale e riferimento comune.
Anche se di etnie e luoghi geografici diversi e lontani fra loro, i Popoli naturali sono intimamente legati da una stessa esperienza di riferimento e di vita.
La comprensione dell'identità esperienziale manifestata dai Popoli naturali e dalle culture tradizionali che essi esprimono è importante per realizzare una conoscenza della loro natura storica e della loro esperienza intrinseca, allo scopo di portare alla luce valori che fanno parte delle radici di ognuno di noi e che costituiscono un prezioso bagaglio di conoscenze, patrimonio di tutta l'umanità.
Per lungo tempo, le grandi religioni hanno bollato di superstizione e di ignoranza le visioni del mondo dei Popoli naturali, tacendo sulla loro reale natura esperienziale.
Hanno mostrato questi popoli nel ruolo di reperti archeologici che non si sono evoluti e che sono sopravvissuti alla storia come curiosità antropologiche. Ma i Popoli naturali non sono temi di studio da mettere in una teca di un museo di antropologia. Non sono culture rimaste indietro nel tempo.
I Popoli naturali sono culture vive che, nonostante le persecuzioni subite, hanno vissuto la loro storia a fianco di quella delle grandi religioni procedendo per un loro specifico cammino evolutivo.
Oggi, i Popoli naturali sono ben vivi e vitali, presenti nella storia, ciascuno con una loro precisa tradizione che per il suo univoco senso di universalità ha molto da dire in un mondo dilaniato da guerre di religione.
Infatti, si può osservare come dalla spiritualità dei Popoli naturali si possa giungere all'intuizione dell'esistenza di una spiritualità universale che finora non era mai stata pensata.
Le culture dei Popoli naturali vanno conosciute e studiate senza presunzione e con l'umiltà necessaria a comprendere una mentalità nuova e capire la proposta di vita che esse rappresentano. Per avere i termini di riferimento di un mondo più a misura d'uomo e per avere la possibilità di dare una risposta libera al senso esperienziale rappresentato dall'esistenza.
La spiritualità dei Popoli naturali, nel suo riferimento alla natura, può essere esempio di come si possa vivere in contatto con la natura stessa, della necessità di rispettarla, della possibilità di una effettiva fratellanza tra i Popoli e di una unità spirituale nel riferimento ad una religione naturale che sia comune a tutti i Popoli del Pianeta.
I Popoli naturali manifestano valori di grande importanza per tutta l'umanità. Valori fondamentali dell'uomo e del senso dell'esistenza che non sono stati contaminati e distorti dalle interpretazioni storiche e di parte delle grandi religioni e che oggi possono dare un importante e prezioso contributo al progresso e all'evoluzione dell'individuo e della società dell'intero pianeta.


Lo Shan e l'esperienza del Silenzio

La dimensione immateriale dello Shan rappresenta un piano mistico e allo stesso tempo pragmatico dell'esistenza ed esprime una conoscenza segreta che l'individuo può usare per il suo benessere e per la sua evoluzione spirituale.
Secondo le filosofie dei Popoli naturali, l'individuo vive il suo rapporto con lo Shan a mezzo del corpo, della mente e dello spirito, quest'ultimo inteso come stato reale di coscienza.
Solitamente l'individuo si rapporta con l'esistenza a mezzo delle interpretazioni soggettive della mente, che si fondano sul riferimento alla materia recepita dai sensi, confondendole con il proprio stato di coscienza. Solo quando l'individuo si libera dalle verità soggettive della mente può acquisire la sua reale natura e può accedere alla conoscenza dello Shan.
Secondo le filosofie dei Popoli naturali l'individuo ha facoltà di accedere alla conoscenza dello Shan attraverso l'esperienza del Silenzio interioreche porta spontaneamente a contatto con la natura immateriale dell'esistenza.
In questa dimensione lo spirito può recuperare la sua vera specificità sottraendosi all'illusorietà della mente e può realizzare l'esperienza della "Visione", intesa come la conoscenza diretta della natura immateriale dello Shan. Una esperienza che chiunque, e in ogni caso, può vivere al di là di ogni dogmatismo e di ogni ipoteca culturale.
Il silenzio interiore è il riferimento spirituale comune a tutti i Popoli naturali del pianeta che lo interpretano come la dimensione in cui vivere la natura immateriale dello Shan.
In tutte le loro tradizioni esiste un percorso mistico basato sul Silenzio che sviluppano con opportune tecniche di meditazione, un vero e proprio laboratorio personale del trascendente.
una dimensione in cui viene sviluppata una esperienza operativa e mistica che porta a realizzare progressivi stati percettivi superiori di coscienza.
La meditazione non è una invenzione umana, ma si riferisce ad un preciso archetipo evolutivo presente spontaneamente in natura. E' una vera e propria dimensione in cui vivere la realtà dello Shan.


Il laboratorio esperienziale della meditazione

La dimensione del Silenzio interiore apre al contatto e alla percezione dell'immaterialità dello Shan innanzitutto attraverso una precisa esperienza intuitiva.
L'individuo si avventura così in una dimensione sino ad allora sconosciuta, ma percepita come essenziale e reale a confronto della sua sensorialità ordinaria. Può accadere che questa intuizione sia sufficiente e appagante e l'esperienza vissuta termini a questo punto.
Tuttavia la dimensione del Silenzio manifesta ulteriori potenzialità esperienziali che vanno al di là della percezione intuitiva e che possono essere esplorate per ampliare la propria conoscenza della natura immateriale dell'esistenza.
Per sviluppare le potenzialità del silenzio interiore, ovvero per dare la possibilità al piano spirituale di emergere e di identificarsi nella sua natura e competenza esperienziale, al di là delle interferenze percettive del corpo e della mente, è necessario applicare un preciso lavoro evolutivo che porti a realizzare una vera epropria esperienza di "Visione".
E questo lavoro non può essere empirico o basato su obiettivi prefissati dalle proprie aspettative culturali di origine.
A questo scopo è proponibile l’esperienza arcaica della meditazione. Un vero e proprio laboratorio dell’esperienza interiore che può consentire la realizzazione della condizione spirituale e costituire in seguito un importante riferimento per la partecipazione alla natura immateriale dello Shan. Contemporaneamente rappresenta uno strumento di conoscenza pragmatica della natura reale dell’esistenza che porta a sviluppare uno stato interiore di spiritualità che abbraccia l’intero cosmo.
La meditazione non rappresenta una qualsiasi metodologia dell’interiore che possa essere stata inventata dall’uomo. Essa è l’interpretazione di un archetipo naturale presente in natura ed è addirittura all’origine di molte tendenze religiose e culturali della storia.
La meditazione è un'antica esperienza praticata, nelle sue più svariate forme, da tutti i Popoli naturali. Essa comporta un'esperienza evolutiva per l'individuo che scopre se stesso e si relaziona con la natura reale dell'esistenza.
E' ancora oggi praticata dagli aborigeni australiani e dai Nativi americani. Presso l'antico druidismo europeo l'esperienza della meditazione era simboleggiata dall'"Yggdrasil", l'albero cosmico della vita simboleggiante l'evoluzione che si manifesta nella Natura, a mezzo del quale i druidi insegnavano i segreti del viaggio interiore.
Presso altre culture native è ancora oggi rappresentato come l'Albero che unisce il mondo terreno a quello divino.
Presso le antiche culture del passato, che hanno cooptato le conoscenze dei Popoli naturali, la meditazione era praticata dagli antichi egizi, simboleggiata nel mistero iniziatico dell'albero mistico del "Djed", dal "Popolo del Libro", di cui oggi ci rimane ancora l'esoterismo dell' "Albero Sephirotico" ebraico, e per ultimo dal buddismo riferita nel simbolismo mistico dell' "Albero del Buddha".