IL "LIBRO DELLA NATURA" DEI NATIVI EUROPEI

Alla ricerca dell'Invisibile

Il "Progetto Dreamtime" prende nome e ispirazione dall'identita' culturale, sociale e spirituale dei Popoli naturali da essi manifestata nel loro rapporto pragmatico e mistico nei confronti della Natura.
In particolare il Progetto prende in esame l'esperienza che i Popoli naturali hanno sviluppato in seno alla loro cultura per osservare e sperimentare la qualità di interazione che essi hanno con il piano fenomenico e mistico dell'esistenza.
Il Progetto, nell'ambito delle proprie finalità, intende verificare l'esperienza del "mondo reale", suggerita dai Popoli naturali nell'attuazione del silenzio interiore, a mezzo di specifiche metodologie che portano alla realizzazione di "stati percettivi di coscienza non ordinari", cioè non riferibili al piano dell'esperienza ordinaria, che consentano di sperimentare la qualità fenomenica del piano reale dell'esistenza e le sue eventuali implicazioni creative e mistiche.
La conoscenza del mondo reale si mostra come una nuova frontiera di ricerca antropologica il cui studio coinvolge la cosmologia e l'anima piu' profonda delle culture dei popoli del pianeta che si evidenzia propriamente in quelle dei Popoli naturali o cosidetti popoli nativi.
In questo ambito il Progetto sviluppa e propone l'utilizzo della meditazione come strumento di sperimentazione e di valutazione statistica per la conduzione del proprio lavoro e organizza periodicamente dei Seminari formativi di introduzione alla meditazione e all'ecospiritualità per far conoscere e sperimentare i temi delle sue ricerche.


Il "Mondo reale" dei Popoli naturali

I Popoli naturali concepiscono in merito l'identificazione di tre mondi con cui si relaziona ciascun individuo: 1) un mondo che si può definire di natura virtuale e appartenente alla soggettività immaginativa e speculativa del singolo individuo, 2) un altro, relativo alla percezione comune della materia che consente l'interazione tra tutti gli esseri viventi e per questo definibile come "mondo primario", 3) infine, un piano di esistenza oggettiva, definita come "mondo reale", che si trova al di là delle apparenze sensoriali e ad ogni rappresentazione soggettiva. Un piano fenomenico che da origine agli altri due mondi e a cui essi dipendono in ogni loro manifestazione. E' pratica comune nella cultura dei Popoli naturali la ricerca della percezione di questo "mondo reale" per una personale esperienza di equilibrio interiore e di partecipazione al senso reale dell'esistenza.
Il Progetto ha identificato nella meditazione un antico laboratorio di trascendenza, utilizzato da millenni dai Popoli naturali di ogni tempo e di ogni possibile latitudine geografica: dagli antichi druidi del celtismo nord europeo alle attuali popolazioni native del nordamerica. Per questo motivo essa viene utilizzata come strumento di ricerca nel campo della sperimentazione degli "stati percettivi di coscienza non ordinari" e come oggetto di comparazione dei risultati.
Il Progetto, nello sviluppo della ricerca sul piano del mondo reale, prende quindi a riferimento antropologico la cultura dei Nativi europei, anch'essi espressione dei Popoli naturali del pianeta. Una cultura che ha sviluppato importanti conoscenze nell'ambito della meditazione e che rappresenta un prezioso strumento di riferimento per il Progetto Dreamtime. Una cultura con cui si confronta e utilizza gli strumenti esperienziali messi a disposizione dall'antica e collaudata esperienza dei Popoli naturali, da sempre in un rapporto pragmatico e mistico con la Natura.


Il "Libro della Natura" dei Nativi europei

In particolare, il Progetto prende a riferimento il "Tai Shan", ovvero il "Libro della Natura" dell’antico druidismo trasmesso, secondo la consuetudine dei Popoli naturali, in forma orale perché rimanesse impresso ne cuore e nelle azioni.
Il Tai Shan non è una idealizzazione filosofica dell'esistenza scaturita dalla speculazione di un qualche pensiero, ma rappresenta un atto di constatazione osservativa e pragmatica della manifestazione dell'esistenza e di come l'individuo interagisce con essa in maniera funzionale con il fine di realizzare benessere e conoscenza. Un contesto in cui fisica quantistica e psicologia sembrano allacciarsi tra di loro in una visione del mondo di natura inevitabilmente scientifica.
Il Tai Shan, nel suo contesto, rappresenta una sorta di evento osservativo che porta a scorgere nell’esistenza un messaggio di armonia e a comprendere che negare questa armonia significa vivere nel disagio e anche nella sofferenza prodotta dall'opposizione egocentrica al fluire della Natura.
Il Tai Shan porta a constatare che viviamo in una esistenza immateriale che ci coinvolge nella logica fenomenica della sua natura. Basti pensare a come siamo nati e a come immancabilmente al di là di ogni nostra aspettativa, moriremo. Un fenomeno che ci pone di fronte a un Mistero mistico e che ci apre alla possibilità di una evoluzione spirituale nell'occasione in cui entriamo in sintonia con questo stesso mistero.
Una qualità di esistenza che il druidismo definiva con il termine di Shan, che manifestava la qualità di "Vuoto", ovvero una realtà che si rivelava priva di ogni possibile attribuzione concettuale. Una qualità di esistenza che è percepibile solamente attraverso la diretta esperienza di ogni individuo.
Il concetto di Natura identificabile nel riferimento dello Shan è complesso e totalizzante. Lo Shan rappresenta la Natura non solo vista come la poetica distesa di praterie e di foreste, brulicanti di vita di ogni genere, ma soprattutto come una forma di stato manifesto di un fenomeno immateriale che va al di là della percezione ordinaria limitata dei nostri sensi fisici.
Il concetto di Shan appare centrale nell’antico testo poiché esso si manifesta come fenomeno straordinario e misteroso che da corpo e significato all’esistenza dell’individuo. Nel Tai Shan questo fenomeno esistenziale, che si presenta innegabile nella sua manifestazione, si rivela come fonte di benessere e di conoscenza a cui ogni individuo può attingere liberamente secondo il suo bisogno personale.
E proprio la manifestazione dello Shan diviene il punto di partenza per lo sviluppo di una logica di risposta partecipativa dell’individuo alla sua natura che porta ad una serie di valutazioni, sempre svolte su un piano osservativo che è proprio dell’antico testo, attraverso cui stabilire dei punti fermi del proprio essere. Tanto da divenire occasione di confronto nelle aspettative creative dell’individuo


Il postulato filosofico del "Tai Shan"

Per il druidismo, lo Shan è una realtà invisibile che rappresenta il senso reale della nostra esistenza e a cui è sotteso il mondo materiale.
Come gli altri Popoli naturali, il druidismo concepiva l'idea che questo piano fenomenico, inteso nella sua natura esaustiva a se stessa, manifestasse una valore di conoscenza e fosse fonte di armonia. Erano anche dell'idea che quanti entravano in sintonia con questa armonia trovavano gioa di vita e benessere, al contrario di quanti la contrastavano, contrapponendo il proprio egocentrismo, realizzando solamente disagio e sofferenza interiore.
Il Tai Shan, nella sua constatazione osservativa, porta a prendere atto che l'individuo percepisce e vive la dimensione immateriale dello Shan attraverso tre piani di esperienza: quello del corpo, quello della mente e quello dell'Io consapevole. Quest'ultimo identificato come ad essere il solo, di questi tre piani, in grado di realizzare una sua consapevolezza e di entrare in sintonia con la natura reale dello Shan. Un ente individuale che non è identificabile con i parametri ordinari, non può essere visto da se stessi se non nella propria percezione di identità consapevole. Nell'esoterismo è definito con la qualità di "spirito" ed è simboleggiato da un cristallo trasparente, che esiste ma è invisibile come lo Shan in cui la sua natura si identifica.
Il Tai Shan, in questa constatazione, avanza pertanto il problema esperienziale causato dall’ingerenza della mente nella sfera delle potenzialità dell’Io consapevole che portano ad una realtà fittizia basata sulla rappresentazione sensoriale e immaginativa. Accade infatti che l'individuo confonda la produzione mentale con la propria reale identità consapevole e si perda nei valori soggettivi proposti dalla mente, distaccandosi dal senso reale dell'esistenza per vivere secondo parametri a se stanti dentro a sistemi e sovrastrutture mentali di tipo etnico o ideologico.
Le emozioni divengono il senso dell'esistenza,la materia arriva a rappresentare il limite e l'identità strutturale della stessa e l'individuo finisce per trovarsi lontano dalla partecipazione effettiva alla natura reale dell’esistenza.
La mente, nella sua funzione patologica, si rivela un sensibile ostacolo all'evoluzione interiore dell'individuo e può impedire la percezione della reale natura dello Shan e quindi la realizzazione effettiva di benessere e conoscenza.
In questa constatazione, il Tai Shan espone con evidente logica il ragionamento che se lo Shan è fonte di armonia e conoscenza diventa necessario superare la mente stessa per realizzare l'esperienza dello Shan in forma effettiva e permanente e propone di farlo attraverso la pratica della meditazione.
Una esortazione che il Progetto Dreamtime accoglie per farne il punto centrale del proprio lavoro, interpretando la meditazione come un importante e naturale laboratorio di esperienza del trascendente.
La meditazione si presenta infatti come una esperienza individuale che si basa su un archetipo evolutivo presente in natura che può portare a realizzare il silenzio interiore che può mettere a contatto con la natura immateriale dello Shan. E in tal modo poter attuare una sintonia esperienziale con il Mistero mistico che da senso all'esistenza dell'individuo e dell'universo.
Una esperienza che porta l’individuo a ottenere progressivi livelli di conoscenza e a partecipare consapevolmente alla logica dell'armonia propria dello Shan, risvegliando l'Io consapevole alla sua completezza spirituale e al suo potere creativo.
L'antico druidismo auspicava in questo modo, attraverso l’esperienza della meditazione, di poter divenire "vento nel vento", trasparenti come l'invisibilità del vento, simbolo dello Shan, in sintonia con la sua forza creativa. Intangibili come la sua natura.
Per questo motivo gli antichi druidi davano alla meditazione l l'identico nome con cui identificavano la Natura nel suo aspetto totalizzante e mistico. Ovvero, praticare lo Shan per risvegliarsi allo Shan.